Momenti di paura nell'area di emergenza con la shock room "poco" isolata

Allarme meningite al pronto soccorso di Villa Sofia, alcuni pazienti in fuga e malati e parenti con la mascherina

Panico al pronto soccorso dell’ospedale Villa Sofia. Venerdì pomeriggio è arrivata nel reparto di emergenza una donna in gravi condizioni. E’ arrivata al triage in codice rosso.

Pochi minuti e nel reparto si è sparsa la voce che la paziente fosse affetta da una forma fulminante di meningite.

I sanitari hanno iniziato a dare le mascherine ai pazienti e ai parenti che si trovavano nella zona di emergenza.

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Tantissima paura si è diffusa tra quanti si trovavano al pronto soccorso. Alcuni in codice verde hanno pensato bene di lasciare l’ospedale. Anche se a malincuore non appena hanno sentito che rischiavano di essere contagiati sono tornati a casa.

Gli altri malati che erano gravi e avevano necessità di essere curati e medicati sono rimasti non senza paura. Tantissime le telefonate fatte ai medici amici.

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“Tornando a casa posso tornare a prendere il mio che abbiamo lasciato dai nonni? Il bimbo rischia qualcosa? Dobbiamo fare qualche profilassi antibiotica? Cosa rischio se sto al pronto soccorso con un allarme meningite?” Mille domande, mille paure.

“Le espressioni di quanti si trovavano al pronto soccorso – racconta uno dei parenti che aveva accompagnato una donna in gravi condizioni – erano davvero preoccupati. C’era un clima molto preoccupato. Vi posso assicurare che eravamo tutti impauriti”.

Anche perché come spiegano quanti si trovavano al pronto soccorso non si era sereni. “Ci hanno detto che la donna si trovava in una stanza chiamata shock room – aggiungono – Una stanza che avrebbe dovuto essere sterile e isolata dal resto del pronto soccorso, ma da cui entravano e uscivano in tanti ed era comunicante con un’altra stanza. Dunque tutt’altro che isolata”.

La situazione è diventata più grave quando si è sparsa la voce, confermata dai medici che la donna era morta. Pochi minuti e nonostante la paura della meningite si sono presentati tantissimi parenti che hanno iniziato ad abbracciarsi per il comprensibile dolore. Molti non avevano la mascherina.

Solo più tardi quando è arrivato l’esito dell’esame per stabilire la causa del decesso, paradossalmente i volti di quanti si trovavano nell’area d’emergenza sono tornati più distesi.

La donna era deceduta per arresto cardiaco e non per meningite. La tensione nonostante il decesso e il dolore si è affievolita. Per i ricoverati e i loro familiari la paura era passata.

 

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