Telefoni, computer portatili, social e relazioni interpersonali. si muove in questa direzione l’indagine sulla strage di Altavilla. al centro di tutto c’è sempre meno Giovanni Barreca e sempre di più la figlia diciassettenne e la coppia di amici di famiglia arrestata per avere avuto un ruolo negli esorcismi fatali.
La domanda che gli investigatori si pongono è: quale ruolo? La coppia che nega le responsabilità pur ammettendo di essere stata in quella casa è legata ad un gruppo di preghiera sul quale si indaga ma più le indagini proseguono, più emerge il ruolo di Carandente all’interno della comunità di preghiera. Una cosa da chiarire è anche il rapporto fra il gruppo, la coppia e la giovane figlia di Barreca superstite.
Il delirio mistico di Barreca
Mentre Barreca appare in continuo delirio mistico, una cosa definita anomala dagli esperti che considerano questi deliri descritti in letterature medica, come ricorrenti ma non perduranti nel tempo, gli altri indagati sono lucidi per quanto la ragazza insista sul aver dovuto fare quel che ha fatto e aver dovuto vedere ciò a cui ha assistito.
“Mia moglie non ce l’ha fatta, è stata vinta dal diavolo. Così come i miei figli. Per fortuna che sono arrivati Massimo e Sabrina” ha raccontato Barreca al suo avvocato, Giancarlo Barracato, che lo ha incontrato più volte in carcere.
“Lui non si rende conto di stare in carcere” racconta l’avvocato. “Ho incontrato una persona che non è consapevole della sua condizione. Ha come quadro costante davanti ai suoi occhi l’obiettivo raggiunto: avere debellato il demonio. Ho difficoltà ad apprestate una strategia difensiva. Non mi trovo mai davanti ad una persona lucida”. Durante i colloqui Barreca ha manifestato, però, la consapevolezza di aver perso la moglie e i figli.
L’ombra della setta
La preoccupazione degli inquirenti è quella di scartare l’esistenza di una vera e propria setta che potrebbe reiterare reati del genere o, se esiste, risalire ai suoi membri e prevenire altri esorcismi del genere.
Una preoccupazione serpeggiante anche nell’ordinanza del gip che scrive chiaramente, nel disporre la custodia cautelare in carcere, che la convinzione in barreca e nei suoi complici è talmente persistente ma esserci il rischio di reiterazione del reato
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