Noi siciliani siamo un popolo di sognatori, viaggiamo con la fantasia perché se dovessimo aspettare un treno, staremmo fermi per ore; se dovessimo aspettare un aereo, staremo fermi per anni e se dovessimo aspettare un ponte, staremmo fermi alle promesse elettorali.
Se Jack Kerouac avesse ambientato il suo “On the Road” in Sicilia, al decimo cantiere stradale (le autostrade sono quasi un miraggio) nel raggio di 30 km, avrebbe desistito e sarebbe tornato indietro. Le strade, infatti, hanno più interruzioni di una dieta durante le festività. Altro che buone intenzioni! La strada per la Sicilia è lastricata di: restringimenti, cantieri, buche, avvallamenti…
“Amore, ti porto in Sicilia a vedere un cantiere”.
Le guide turistiche tra le bellezze siciliane da visitare elencano, insieme al Teatro Massimo, al Duomo di Catania, al Tempio di Segesta, al Teatro greco di Siracusa…opere iniziate e mai portate a termine, cantieri che risalgono alla dominazione arabo-normanna (i lavori sulla Siracusa-Gela, per fare solo un esempio, sono iniziati nel 1983 e i primi nove chilometri sono stati inaugurati dopo 25 anni), cartelli che impongono un limite di velocità di 20 Km/h, per le condizioni dissestate dell’asfalto, che t’invogliano a spegnere la macchina, scendere, spingerla e raggirare l’autovelox.
I turisti scambiano i templi di Agrigento con i lavori per la realizzazione dell’aeroporto. Fotografano buche, deviazioni, guardrail fatiscenti… E allora prendiamo il treno.
In Sicilia non ci sono treni! Ci sono reperti archeologici ancora funzionanti. I siciliani che sperano di salire sul treno che passa una sola volta nella vita sono gatti o quelli che credono nella reincarnazione. Noi non diciamo “treno in corsa”, noi utilizziamo l’espressione “treno a passo svelto”. Non parliamo di “coincidenze” ma di “botte di culo”.
Ho visto, a Trapani, una diciottenne salire in lacrime sul treno mentre salutava il proprio fidanzato e arrivare a Siracusa, trentenne, sposata e con 3 figli avuti da un uomo conosciuto durante il viaggio.
In questi giorni si è parlato di un treno superveloce, progettato dalla società californiana Hyperloop, che consentirebbe di percorrere Catania-Palermo in soli 10 minuti. Magari al ministro Toninelli non interessa andare a Lione ma ha già prenotato le sue prossime vacanze in Sicilia (sempre che sappia dove si trova la Sicilia e sia a conoscenza che il ponte sullo stretto di Messina ha la stessa “visibilità” del tunnel del Brennero).
Noi siciliani che abbiamo nel DNA il vivere con lentezza, dopo che avranno abbattuto le 12 ore di viaggio per andare da Trapani a Siracusa (quasi la metà di Km che occorrono per recarsi da Roma a Milano che richiede un tempo di percorrenza di 3 ore) o le quasi 13 per spostarsi da Agrigento a Catania, col treno della sera, con tutto questo tempo recuperato che minchia facciamo? Ancora c’è tempo. Ci penseremo.
Nell’attesa di tempi veloci (non sappiamo se migliori), quando un forestiero viene in Sicilia piange due volte, una quando arriva, per colpa dei tempi biblici della velocità dei mezzi di trasporto, delle coincidenze, delle interruzioni, dei cantieri…e una quando se ne va, picchì ci futteru u portafogghiu.
Intanto noi siciliani continuiamo a viaggiare, soprattutto tra i luoghi comuni.
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