Da Catania a Palermo in treno in poco più di dieci minuti. Ne scrive oggi Fabrizio Massaro sul sito del Corriere della Sera spiegando che «il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Stefano Buffagni, M5S, viene allo scoperto sul progetto della società californiana Hyperloop Transportation Technologies l, presieduta dall’italiano Gabriele Bibop Gresta, di installare in Italia il treno superveloce ideato da Elon Musk. Partendo magari dalla Sicilia, appunto.

Come anticipato sempre dal Corriere della Sera, «Gabriele Bibop Gresta è in questi giorni in Italia per cercare sostegno economico e istituzionale al progetto di installare il treno “a levitazione magnetica passiva”, una infrastruttura ipertecnologica che consentirà di viaggiare fino a 1.223 km orari con costi bassi e un recupero totale — anzi, con un surplus grazie ai pannelli solari lungo le tratte — dell’energia utilizzata per far viaggiare persone e merci. La prima corsa, nei progetti di Hyperloop, dovrebbe avvenire ad Abu Dhabi nell’ottobre 2020 in occasione dell’Expo».

Il sottosegretario Stefano Buffagni su Facebook ha pubblicato una foto (potete vederla qui in basso) del suo incontro con il presidente della Hyperloop Transportation Technologies l, scrivendo a corredo: «Ho incontrato Bibop Gresta, il presidente di Hyperloop, l’azienda che sta lavorando allo studio di un treno supertecnologico capace di coprire la tratta Milano-Roma in appena mezzora o Catania-Palermo in poco più di dieci minuti. Un progetto entusiasmante che potrebbe rivoluzionare le infrastrutture di questo paese e creare occupazione. Fantascienza, diranno gli scettici.

Forse, ma di sicuro vent’anni fa erano fantascienza anche gli smartphone, le stampanti 3D e la blockchain e invece oggi fanno parte della nostra vita. Allo stesso tempo, però – aggiunge Buffagni – è necessario, prima di lanciarsi in questo tipo di imprese, studiare con cura la documentazione che al momento è in fase di certificazione a livello europeo. Bisognerà capire, per questo come per altri progetti, la sostenibilità dei costi, l’impatto ambientale, il ritorno economico. Ma una cosa è certa: noi abbiamo in mente un orizzonte di 10-20 anni, e non intendiamo restare fermi in attesa che il futuro ci passi ancora una volta sotto il naso».