Fino a pochi anni fa, se pensavi al doppiaggio, pensavi esclusivamente a Roma. In effetti era lì che si faceva il grande cinema ed era lì che si potevano frequentare i più importanti laboratori di doppiaggio, e avere l’opportunità di conoscere un giorno, chissà, il grande Ferruccio Amendola e magari lavorare con lui. Quindi un attore palermitano che avesse voluto intraprendere questo percorso, sarebbe stato costretto a trasferirsi nella città eterna, nella speranza di avere l’opportunità di iniziare da subito una delle professioni più difficili, ma senza dubbio affascinanti, nell’ambito dell’arte recitativa.
In Italia il doppiaggio è considerato una necessità dalle case di distribuzione, ma doppiare è anche un modo di donare qualcosa in più ad un attore, e forse sarà anche per questo che gli attori italiani sono definiti i migliori doppiatori al mondo. Penso alla risata originalissima ed unica che Tonino Accolla (nato a Siracusa e deceduto qualche anno fa a Roma) ha inventato per Eddy Murphy, a quel modo di esultare gongolando “MITICO” di Homer Simpons, e ancora al grido “Adriana!” di Ferruccio Amendola in Rocky, al balbettio esilarante di Oreste Lionello/Woody Allen, e all’irruenza della Bestia nello stupendo timbro vocale di Massimo Corvo, fino alla voce piena di profondità del drago Smaug di Luca Ward.
Prima, per un palermitano, doppiare significava abbandonare la Sicilia. Adesso, per fortuna, non è più cosi! Il doppiaggio è oggi presente tra le materie di studio di molte scuole di recitazione a Palermo. Parliamo ovviamente di scuole che non si concentrano solo sulla recitazione teatrale ma che puntano su una recitazione di qualità per il cinema. La scuola più antica presente in città, la Scuola Cinema Sud, che Giuseppe Paternò ha aperto già dal 2009, ospiterà quest’anno Massimo Corvo, uno dei più importanti doppiatori nazionali, voce di più di cinquanta attori famosi come Silvester Stallone, Harvey Keitel, Al Pacino, Vin Diesel, Benicio del toro. Massimo Corvo verrà il 3 marzo alla Scuola Cinema Sud per inaugurare una serie di incontri importanti e fino ad ora impensabili qui a Palermo.
Un modo per sentirsi vicini alla Capitale senza spostarsi da casa, e un modo per imparare un aspetto fondamentale della recitazione, che pone l’attore davanti alla difficoltà di rendere credibile un personaggio solo con l’uso della voce. La speranza è che, magari iniziando da un personaggio marginale, da un “ciao come stai ?”, da un “e lei cosa prende?”, possa venir fuori un talento, una voce unica che possiamo riconoscere in scene indimenticabili, un po’ come quell’urlo di Rocky già citato prima.
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