Diventa una questione prettamente politica la vicenda dell‘inchiesta della procura di Palermo che ieri ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 fra politici, collaboratori, manager funzionari di nomina regionale per presunti appalti truccati.
Raccolta firme per l’autoscioglimento
Una raccolta di firme per promuovere l’auto scioglimento dell’Ars. L’idea è del Movimento 5 stelle che ha avviato una verifica con gli altri deputati regionali per comprendere se l’iniziativa ha una qualche possibilità di successo. Si punta ad elezioni anticipate dopo che nella giornata di ieri è esplosa la vicenda dei presunti appalti truccati in sanità e non soltanto che ha portato alla richiesta di arresti domiciliari per 18 persone fra cui Totò Cuffaro, Saverio romano, Carmelo Pace, collaboratori, manager di aziende sanitarie e presidenti di Consorzi pubblici.
Per giungere ad uno scioglimento servono 36 firme da parte di altrettanti deputati regionali, in pratica la metà più uno. I 5 stelle, però, sono 11, altrettanti i deputati del Pd. Aggiungendo Ismaele La Vardera che da ieri propone una mozione di sfiducia, si arriva a 23. La possibilità di reperire altre 13 firme viene considerata remota anche a Palazzo d’Orleans.
Il Pd chiede un percorso condiviso
“Chiederemo alle forze di opposizione all’Ars di incontrarci per rafforzare il nostro percorso rispetto alle scelte da compiere nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Se fino a ieri parlavamo di crisi della maggioranza che sostiene il governo Schifani, dopo l’indagine che ha portato alla richiesta di arresto per Cuffaro e che ha coinvolto la Dc, è evidente che la crisi del governo Schifani sta travolgendo l’intera Sicilia e questo non possiamo più permetterlo” dice Michele Catanzaro capogruppo del Pd all’Ars.
“Ci sono proposte diverse sul tavolo delle opposizioni – aggiunge – dobbiamo valutarle insieme con responsabilità per fare in modo che non lascino solo titoli sulla stampa ma servano davvero a cambiare le cose, affinché i siciliani non debbano più vergognarsi di chi li governa”.
L’attacco di Faraone
Non c’è più nulla da discutere né da mediare. La Sicilia ha bisogno di voltare pagina e di liberarsi immediatamente di un governo incapace di governare, diviso su tutto, travolto dagli scandali e ormai privo di ogni credibilità”. attacca Davide Faraone, vicepresidente di Italia Viva. “Serve unità tra le opposizioni, mandare a casa Schifani non è solo una scelta politica, è un atto di igiene istituzionale. Non mi interessa lo strumento parlamentare più idoneo, mi interessa la sostanza: chiudere subito questa legislatura e restituire la parola ai siciliani. Ogni giorno in più con questo governo è un giorno perso per la sanità, per il lavoro, per le imprese, per le famiglie. Schifani e la sua maggioranza sono ormai il simbolo del fallimento e della paralisi. Serve una scossa immediata, un gesto di responsabilità collettiva per ridare dignità e credibilità alle istituzioni”, conclude.
Le opposizioni lasciano l’aula
Ieri, intanto, le opposizioni hanno abbandonato l’aula facendo saltare la seduta dell’Ars per protestare contro l’assenza del Presidente della Regione Renato Schifani fra i banchi del governo. La tensione cresce mentre il governatore sembra intenzionato a non fare sconti ai manager indagati. In attesa degli interrogatori di garanzia sono partite le pressioni per chiedere al Presidente del Consorzio di Bonifica Giovanni Tomasino di dimettersi e provvedimenti sarebbero allo studio anche per il manager dell’Asp di Siracusa Caltagirone. Ma nel frattempo Schifani vola a Bruxelles per parlare del piano rifiuti della Sicilia con la Commissaria Europea all’ambiente




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