La guardia di finanza ha sequestrato quattro attività commerciali e un fabbricato nella zona di Ponte Ammiraglio a Palermo. Grazie alle immagini riprese dalla sezione aerea è stata notata una vasta area trasformata in discarica.

I controlli

Nel corso dei controlli con i tecnici dell’Arpa sono state individuate tre officine di riparazione carrozzerie che, in violazione alle disposizioni per lo smaltimento dei materiali di scarto e dei rifiuti pericolosi, non hanno proceduto alla corretta differenziazione e raccolta. Durante le verifiche sono stati trovati dei forni inceneritori abusivi poiché i titolari delle attività, mai registrate alla camera di commercio, sono risultati sprovvisti di autorizzazione all’emissione nell’atmosfera dei fumi generati dai citati impianti. Irregolarità sono state trovate anche in una falegnameria non ha mai conseguito l’autorizzazione di inizio attività.

Tra i dipendenti controllati sono stati trovati due percettori del reddito di cittadinanza. I quattro titolari sono stati denunciati per esercizio di attività comportante emissioni in atmosfera senza autorizzazione, nonché per la gestione non autorizzata di rifiuti. I quattro immobili dove si  svolgono le attività artigianali abusive sono stati sequestrati e un terreno di circa 5 mila metri quadrati dove sono stati sversati prodotti inquinanti.

Tre denunce nel Catanese

I carabinieri del NIPAAF di Catania e della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura di Catania, su disposizione dei pm etnei hanno eseguito il decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Catania di un’ampia estensione di terreno a Nicolosi adibita a discarica abusiva.

I rifiuti speciali

I Carabinieri hanno trovato rifiuti speciali che venivano sistematicamente occultati tramite copertura di terreno attraverso mezzi meccanici quali pale gommate ed escavatori. La discarica sarebbe stata gestita dai rappresentanti e soci di una azienda olearia e viti-vinicola della zona che, oltre a dare disposizione ai vari soggetti che dovevano disfarsi illecitamente di carichi di rifiuti e su dove materialmente scaricare gli stessi, avrebbero provveduto ad occultarli ricoprendoli con terriccio.

Il tutto avveniva su un terreno limitrofo a quello dell’azienda e di proprietà di ignari soggetti. Sarebbero stati interrati e bruciati anche scarti organici provenienti presumibilmente dall’attività dell’azienda, quali raspi e vinacce residuati dalla spremitura delle uve nonché residui della attività di coltivazione e molitura delle olive. Per quanto sin qui verificato sarebbe stato posto in essere un ingegnoso sistema di abbruciamento, interramento e creazione sul terreno di un “camino” per il passaggio dell’aria che favoriva una sorta di lenta e duratura combustione che oltre ad emettere costantemente fumo e cattivi odori, e che avrebbe determinato una grande depressione sul terreno per effetto della progressiva consumazione della massa dei rifiuti bruciati.

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