Quattro condanne e due assoluzioni. Si è chiuso così in abbreviato il processo sugli arresti dell’aprile dell’anno scorso scattati con il blitz “Limes” dei carabinieri, a Belmonte Mezzagno.

L’accusa iniziale era di associazione mafiosa che il tribunale del riesame non aveva ritenuto fondata. I sei erano imputati per  detenzione di armi. Il gup Paolo Magro ha condannato a tre anni Agostino Giocondo, Pietro Gaeta, Giuseppe Martorana, difesi dall’avvocato Rocco Chinnici e Salvatore Billeci, assistito dall’avvocato Michele Giovinco.

La richiesta era di 4 anni 8 mesi. Assolti Vincenzo Sunseri, difeso dall’avvocato Rosanna Vella e Salvatore Giocondo, difeso dall’avvocato Armando Crimi. La contestazione legata al 416 bis è stata stralciata e la procura ha deciso di procedere con il giudizio immediato soltanto per quanto riguarda la detenzione di armi.

Il blitz era scattato dopo una serie di omicidi commessi a Belmonte Mezzagno. Quello di Vincenzo Greco, trovato senza vita nella sua auto a gennaio del 2019, di Antonio Di Liberto, ucciso qualche mese dopo, e poi di Agostino Alessandro Migliore, e il tentato omicidio di Giuseppe Benigno. Secondo la ricostruzione dell’accusa, con l’operazione “Limes” sarebbe stato ricostruito anche l’organigramma del clan di Belmonte.