Estorsione nei confronti di almeno due suoi dipendenti. E’ l’accusa mossa dalla Procura di Agrigento nei confronti dell’imprenditore di 42 anni Fabrizio La Gaipa, agrigentino in corsa alle ultime elezioni regionali con il Movimento 5 stelle e primo dei non eletti con i suoi 4357 voti che non gli hanno consentito di entrare all’Ars.

L’inchiesta della Procura di Agrigento – condotta dal sostituto Carlo Cinque, coordinato dal procuratore Luigi Patronaggio è basata sugli esposti di sei dipendenti dell’hotel “Costazzurra Museum & Spa”, albergo-atelier sul litorale di san Leone ad Agrigento che lui avrebbe gestito. Questa mattina per La Gaipa, sono scattati gli arresti domiciliari.

Con Fabrizio La Gaipa risulta indagato nella stessa inchiesta anche il fratello Salvatore per il quale i magistrati hanno disposto il divieto di dimora in città. L’indagato, giornalista pubblicista e autore di libri è stato presidente del consorzio turistico “Valle dei Templi”, carica da cui si è dimesso per correre con i grillini all’Ars. La Gaipa è arrivato terzo superato da Matteo Mangiacavallo deputato uscente e ricandidato che ha ottenuto 14.973 voti e Giovanni Di Caro eletto con 5.987. Nel collegio provinciale il M5s, con 47.479 preferenze (il 27,34%), è la prima lista. Alla campagna elettorale di La Gaipa avevano partecipato anche il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, il parlamentare Alessandro Di Battista e il candidato a Governatore in Sicilia Giancarlo Cancelleri.

La vicenda penale riguarderebbe i contratti di lavoro applicati ai dipendenti e la corrispondenza fra gli emolumenti dichiarati e quelli effettivamente versati ai lavoratori. In pratica l’ipotesi è che La Gaipa si sia fatto restituire parte degli stipendi o abbia ottenute firme su buste maggiorate rispetto ai reali emolumenti e che i dipendenti abbiano accettato per timore di essere licenziati. Da qui deriverebbe l’accusa di estorsione.

L’inchiesta sarebbe in corso da mesi e durante questo tempo sarebbero stati ascoltati i dipendenti e  numerosi altri testimoni, acquisita documentazione bancaria e contrattuale nonchè vari altri documenti ma il fascicolo sarebbe stato ‘congelato’ durante la campagna elettorale per scelta della Procura che adesso sarebbe pronta alla  formulazione dei capi d’accusa.

“I dipendenti, persone offese del reato – sottolinea Luigi Patronaggio, procuratore Agrigento – hanno offerto riscontri documentali ed audio alle loro dichiarazioni accusatorie nei confronti degli indagati”. Secondo Patronaggio “il fenomeno delle ‘false buste paga’ è particolarmente diffuso nell’agrigentino ed oggetto di particolare attenzione investigativa da parte dell’Ispettorato del Lavoro oltre che delle forze di polizia”.

Nei giorni scorsi la polemica sui candidati indagati ha riguardato tutti gli schieramenti. I casi più eclatanti dopo le elezioni riguardano l’arresto del deputato Udc Sicilia Vera Cateno De Luca a Messina e l’inchiesta sul deputato Pdr Sicilia Futura Edy Tamajo a Palermo.