Era uscito dal carcere e secondo le indagini degli investigatori aveva ripreso a rifornire i vip palermitani.

A distanza di nove anni il pusher della Palermo bene è tornato a gestire il business della droga ricominciando a rifornire di cocaina professionisti e giovani rampolli della borghesia palermitana. Giuseppe Mellina, 52 anni, ieri è nuovamente finito in carcere per spaccio di droga nove anni dopo dal primo arresto nel blitz della guardia di finanza coordinata allora dalla Dda di Palermo in cui finirono in cella in tredici per traffico e spaccio di stupefacenti e detenzione di armi.

Nel 2010 Mellina era un 43enne spacciatore che amava frequentare i locali notturni e lavorava per un gruppo vicino alla famiglia di corso dei Mille.

Ora invece, finita di scontare la prima condanna, aveva ricominciato da dove aveva lasciato, riuscendo questa volta a crearsi un suo giro di clienti, tutti facoltosi palermitani che abitano in via Libertà o nelle vicinanze. Clienti vip che non andrebbero mai a comprare droga nelle piazze di spaccio e a cui la coca va portata a domicilio. A qualsiasi ora, con qualsiasi tempo e sempre di prima qualità.

Ad aiutare Giuseppe Mellina nelle consegne c’era anche il figlio Francesco, 25 anni, che in sua assenza prendeva gli ordini e recapitava la coca a casa dei clienti. A scoprire il ritorno di Mellina nel business dello stupefacente sono stati gli agenti della polizia

Padre e figlio sono finiti in carcere in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Palermo su richiesta del sostituto procuratore Giorgia Spiri.

Un’indagine partita ad inizio giugno dal contributo di un collaboratore di giustizia romano che nel 2018 si era trasferito a Palermo per amore di una donna.

Si era trasferito a casa sua e dopo poco aveva capito che la compagna faceva abitualmente uso di cocaina. È stato il pentito a riconoscere Mellina come l’uomo che bazzicava quasi ogni giorno a casa della compagna in via Libertà, che lo aveva più volte minacciato di pagare i debiti di droga della fidanzata.

” Vieni subito, ne ho bisogno” scriveva la donna al pusher senza usare alcun codice. In un’altra occasione la donna metteva fretta al pusher: ” vieni prima delle 20 che comincia la serata e devo uscire”. Mellina si precipitava, consegnava la coca e in qualche caso si fermava per la serata. Quando era fuori città nei frequenti viaggi a Napoli la gestione dello spaccio a domicilio passava al figlio, anche lui finito in carcere.

Il sospetto è che Mellina padre andasse in Campani a rifornirsi. Attività tecniche, intercettazioni e pedinamenti hanno permesso in un’estate di ricostruire la rete di clienti di Giuseppe Mellina, il pusher dei vip che raccoglieva le prenotazioni sullo smartphone e poco dopo si presentava vestito alla moda alla porta dei clienti con la tanto agognata pallina bianca.

Una ventina i clienti, tutti consumatori abituali di coca per almeno 200 euro a testa a settimana. Pusher e clienti utilizzavano messaggi in codice identici a quelli scoperti nell’indagine del 2010. Termini che Mellina conosceva alla perfezione e che non hanno lasciato dubbi agli investigatori: “passa per il tagliando”, “passa a controllare motore e olio”.

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