• Primi fermi della Procura Europea
  • Accertati danni al bilancio Ue
  • Come si muovevano i sodalizi

L’operazione che ha dato un colpo al contrabbando internazionale delle sigarette sull’asse Sicilia-Tunisia, conb tanto di mandato di arresto europeo, ha avuto sicuramente una sua particolarità operativa, al di là dei grandi numeri e della portata dell’attività investigativa. I provvedimenti di fermo eseguiti sono i primi in assoluto emessi dall’ufficio italiano di Eppo, la sede palermitana dell’ufficio European Public Prosecutor’s Office. Parliamo in pratica della Procura Europea.

Il motivo dell’intervento “europeo”

Sono state sequestrate 23 tonnellate di sigarette (principalmente con marca Oris, Royal, Pine, Time), che non possono essere vendute in Italia in quanto non conformi ai parametri di produzione e commercializzazione previsti dalla normativa europea. Sigilli anche a dieci imbarcazioni (4 pescherecci e 6 motoscafi veloci), del valore di circa 500.000 euro e 170.000 euro in contanti. Se immesse sul mercato, le sigarette di contrabbando avrebbero fruttato introiti illeciti per 3,5 milioni di euro, generando un danno per le casse dell’Unione Europea e dell’erario nazionale per oltre 6 milioni di euro. Proprio in ragione della “grave lesione accertata al bilancio unionale”, le indagini sono state avocate dalla Procura Europea, istituzione operativa dal giugno scorso che ha proprio l’obiettivo di perseguire i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Ue.

Le indagini

Le indagini avviate nell’estate del 2019, che hanno portato ai 13 arresti di persone tutte del palermitano, trapanese e di nazionalità tunisina, hanno consentito di rilevare la recrudescenza del fenomeno del contrabbando di tabacchi lavorati esteri via mare, attuato attraverso l’invio di imbarcazioni provenienti dal nord Africa le cosiddette “navi madri” che, al limite delle acque territoriali nazionali, si incontrano con natanti di piccole dimensioni provenienti dall’Italia, i “barchini” sui quali vengono trasbordate le casse di sigarette. Le aree risultate maggiormente interessate agli sbarchi sono state il trapanese, principalmente Mazara del Vallo, Marsala e Campobello di Mazara, ma alcuni sbarchi sono avvenuti anche nel siracusano. Le sigarette, non intercettate dagli interventi dei finanzieri, una volta approdate sulla costa venivano stoccate in magazzini nella disponibilità degli indagati nel territorio mazarese, da dove – come testimoniato dai riscontri investigativi eseguiti – si rifornivano i componenti dell’organizzazione palermitana.

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