Palermo dall’alto come non l’avete vista mai. Dai tetti lo sguardo spazia su tutto il centro storico con le sue cupole giungendo fino al mare e, oltre la Porta nuova, si spinge fino a Monreale. Proseguendo nel lavoro di recupero e di valorizzazione del Monastero di clausura di Santa Caterina condotto con la Soprintendenza dall’Ufficio Beni culturali della Curia, dal prossimo 2 settembre saranno accessibili al pubblico i tetti del complesso monastico in piazza Bellini.

Sabato 2 si potrà entrare dalle 10 alle 24 con ultimo ingresso alle 23.15; domenica 3 e lunedì 4 settembre, festa di S. Rosalia, dalle 9 alle 19 con l’ultimo giro alle 18.15. Le visite proseguiranno per tutti i fine settimana di settembre (8, 9 e 10; 15, 16 e 17; 22, 23 e 24; 29, 30 e 1 ottobre) sempre dalle 9 alle 19 con ultimo ingresso alle 18. 15. Si potrà salire a gruppi di 30 persone.

Il week end del 22, 23 e 24 settembre sarà possibile acquistare i dolci de “I segreti del Chiostro”, marchio che ha recuperato e propone oggi alla vendita le antiche ricette delle monache di Santa Caterina.

La clausura “papale” era la forma di clausura più rigorosa ed era riservata a chi aveva pronunciato i voti solenni ed aveva lo scopo di favorire la vita contemplativa, vivendo ogni momento del giorno nella consapevolezza della presenza di Dio. Le suore, libere dalle ingerenze del mondo esterno, potevano osservare la regola di S. Domenico, via privilegiata per la santificazione personale. 
Il Concilio di Trento (1545-1573), aveva con maggior severità regolamentato la clausura e i vescovi erano stati direttamente chiamati a farli osservare con assoluta fermezza. Il Concilio intendeva infatti riportare la clausura ai suoi obiettivi originari, scoraggiando l’abitudine di monacare le figlie solo per “sistemarle”, abitudine che aveva deformato l’ideale di vita claustrale. Tutti in convento erano chiamati oltre che alla preghiera anche al lavoro e ogni suora aveva il proprio incarico: oltre alla priora e alla sottopriora vi erano celleraria, dispensiera, sagrestana, decana, maestra delle novizie, portinara, gradara, ascoltatrice, ruotara, procuratrice, economa, infermiera, spetiara…

Il nuovo percorso permette al visitatore di sperimentare, seppur per un tempo limitato, la clausura e di osservare il monastero e la città da una prospettiva insolita e sconosciuta.

Salendo dalla scala su piazza Pretoria, il visitatore avrà accesso al Parlatorio grande, da li attraverso una scala interna giungerà al corridoio che porta al coro grande. Si uscirà quindi sulla balconata che si affaccia sul chiostro e da li si arriverà alle letterine.

Le letterine. Il termine deriva da lectorium ed indicava il coro dei monaci collocati in posizione separata dal resto dell’assemblea. Dall’alto, protette dalle grate, le suore partecipavano alla messa senza prendere parte all’eucarestia e pregavano in chiesa (anticamente la comunione non era frequente, sarà Pio X in tempi recenti a spingere perché i cattolici si comunichino con maggiore frequenza); il percorso delle letterine – collegato al corridoio delle celle – si snodava dall’altare di Santa Caterina all’altare maggiore ed era ornato da teche con ceroplastiche disposte sopra cassettoni di noce o, per le cere più grandi, in nicchie nelle pareti.

Le ceroplastiche. Il convento possiede una consistente collezioni di cere realizzate tra il 700 e l’800: bambinelli, piccole Marie bambine, Ecce homo, scene della passione di Cristo, S. Giuseppe, S. Caterina, S. Rosalia ma anche piccole scene di suore che illustravano l’ideale della vita monastica.

Il percorso prosegue con la salita ai tetti; lungo il camminamento è possibile osservare il sottotetto della chiesa, costeggiare la volta e ammirare le grandi travi lignee del soffitto; dalle finestre invece si può vedere dall’alto il chiostro e il primo assaggio dei tetti attorno al monastero. Quindi si esce sulla Cupola dove ad attenderci è un panorama sulla città a 360 gradi in cui Chiese, palazzi, cupole, campanili, fanno a gara per attirare l’attenzione del visitatore e lasciarlo estasiato davanti a tanta bellezza. Particolarmente interessante la prospettiva sulla fontana Pretoria e il Palazzo di città, ma anche la vista, attraverso la cupola, all’interno della Chiesa.
Tornando indietro, l’affaccio del prospetto su piazza Bellini, con la vista sulla Martorana e San Cataldo.
Quindi, scendendo, si torna al coro piccolo.

Il coro piccolo e l’orologio. Posto sopra la porta d’ingresso della Chiesa era il luogo da cui le suore deputate animavano la liturgia. Inoltre era possibile, attraverso un meccanismo di corda, aprire e chiudere il portone della Chiesa dal coro senza farsi vedere. Sulla parete è possibile poi vedere il quadrante del più antico orologio ancora esistente della città. Al centro del coro piccolo la teca contenente le reliquie di S. Rosalia.
Le reliquie di S. Rosalia Il culto di S. Rosalia nel monastero di S. Caterina è testimoniata dalla presenza di numerose immagini della Santa Patrona. Le suore in particolare possedevano una reliquia di S. Rosalia, collocata in una teca dorata, riproducente l’urna argentea della cattedrale. Oltre a S. Caterina e S. Rosalia in monastero era particolarmente coltivata la devozione alla Madonna del Rosario, all’Assunta e all’Addolorata.

La via crucis Il percorso che dal Coro piccolo conduceva al Coro grande era dedicato alla meditazione della passione di Nostro Signore Gesù Cristo (con la concessione delle indulgenze), attraverso una via crucis che le suore potevano ripercorrere. Nella prima cappella 5 gruppi lignei del Bagnasco raffiguranti al centro la crocifissione e nelle quattro teche Gesù che suda sangue consolato da un angelo, la flagellazione, l’incoronazione di spine e l’incontro di Gesù con le donne lungo la salita al Calvario. In alto poi delle tele che ripropongono tutte le altre stazioni. Procedendo poi, lungo il camminamento, due altari lignei, raffiguranti rispettivamente la deposizione dalla croce e la resurrezione di Gesù. Inoltre lungo il camminamento erano presenti cere di differenti grandezze relative alla passione di Gesù, l’Addolorata,….
Lungo il camminamento, ci si ritrova poi di fronte all’altare di S. Caterina potendolo osservare in tutta la sua imponenza.

Il Coro grande. Infine la visita si conclude al coro grande, dove ogni tre ore le suore si recavano per recitare insieme l’ufficio liturgico. Il Coro grande, alle spalle dell’altare maggiore, sovrastato da una grande immagine dello Spirito Santo rappresentava il cuore del monastero. Nel nascondimento del mondo ogni suora realizzava la propria vocazione: vivere in costante relazione con Dio per presentare a Lui, oltre che le loro stesse necessità quella della Chiesa e del mondo. Sul soffitto, al centro la madonna del Rosario, S. Domenico e S. Caterina da Siena, nei tondi santi e sante dell’ordine domenicano.

Dalla prima apertura della Chiesa sono stati effettuati i seguenti lavori di concerto con la Soprintendenza:

Restauro teche e cero plastiche;
Messa a norma dell’impianto elettrico in Chiesa e nelle zone del percorso;
Rinnovo della stanza della priora con eliminazione di infiltrazioni e ripristino delle pareti;
Realizzazione passerella per la visita ai tetti;
Lavori su piazza Pretoria per l’eliminazione di infiltrazioni e la sistemazione dei fili elettrici.
Ripristino dei camminamenti con eliminazione di coperture posticce;
Sistemazione batteria bagni;
Fissaggio di intonaci in attesa di successivo restauro nelle Letterine.