Ha risposto alle domande del gip e si è difeso Massimo Ursino, il leader palermitano di Forza Nuova arrestato per l’assalto alla sede della Cgil lo scorso 9 ottobre a Roma.
Interrogato dal giudice del tribunale di Palermo con una rogatoria difeso dall’avvocato Enrico Sanseverino ha negato di avere commesso qualsiasi atto di violenza o devastazione.
Ha detto al giudice di aver preso parte alla manifestazione non ha fatto irruzione nella sede del sindacato scardinando il portone di ingresso per consentire l’accesso di coloro che hanno distrutto i locali.
“Non ci sono fotogrammi da cui emerge il contrario”, sono le uniche cose che dice l’avvocato Sanseverino. Ursino ammette solo la sua presenza all’interno della Cgil con un megafono – le immagini sono inequivocabili – ma spiega che ha tentato di placare gli animi, di convincere i violenti ad andare via. A Roma c’è andato per una manifestazione pacifica di dissenso, spinto dal tam tam mediatico.
Nulla di organizzato, dunque, secondo la tesi difensiva. I pm di Roma sono convinti del contrario. Ursino avrebbe collaborato “alle iniziative del movimento, offrendo la sua presenza lungo il corteo e indirizzandone la marcia e fornendo il proprio contributo all’irruzione del pomeriggio del 9 ottobre.
“Le esperienze giudiziarie dell’Ursino – ha scritto il gip nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere – non hanno certamente dissuaso l’indagato dal delinquere, tanto da averlo determinato in una ennesima manifestazione di violenza”. Il giudice parla di “attacco alla casa della democrazia”.
L’avvocato presenterà ricorso al tribunale della libertà.
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