“La ‘riforma delle riforme’ sarebbe quella dello Statuto, che il 15 maggio compirà 70 anni”. Dopo tee riforme miseramente fallite su tre approvate dal parlamento regionale in questa legislatura, l’idea del Presidente dell’Ars è quella di recuperare con una riforma ‘madre’, quella dello Statuto.

Lo ha detto il presidente dell’Ars, intervenendo in aula all’inizio dei lavori di ieri pomeriggio, quasi come un inciso e quando ancora non era chiara la portata dell’ennesima impugnativa da parte di Roma che blocca ancora la Riforma delle Province in Sicilia.

Il riferimento è alla necessità di adeguare lo Statuto Autonomo della Regione Siciliana alla riforma della Costituzione, che vedrà la luce alla fine del’anno ma solo dopo aver passato il vaglio del referendum confermativo previsto in ottobre.

“Alla luce di quella che sarà la riforma costituzionale – ha detto Ardizzone – dovremo essere vigili, altrimenti ci ‘caleranno’ la riforma dello Statuto dall’alto”. un allarme, questo, che era stato spento circa un mese fa dall’annuncio del sottosegretario davide faraone che aveva, invece, parlato di rinuncia all’abolizione dello Statuto Autonomistico da parte di Roma dopo due anni di riflessioni.

Intanto il governo centrale continua a imporre le proprie norme find alla cancellazione, da parte della Corte Costituzionale, del potere di controllo preventivo da parte del Commissario dello Stato. Una eventualità spesso auspicata dalla politica siciliana ma che le si è ritorta contro come un boomerang. Non c’è più il controllo preventivo ma neanche un ‘giudice terzo’ e il Consiglio dei Ministri può operare scelte ‘politiche’ a prescindere dall’eventuale pronunciamento della Corte Costituzionale che arriva comunque a distanza di non meno di un anno a fronte di riforme che rischiano di restare paralizzate se Palermo non cede alle richieste centrali o non si assume la responsabilità di mandarle avanti in aperto contrasto con il governo centrale.

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