“Liberi di lavorare” è l’associazione monrealese cancellata dalla Prefettura, assieme ad altre quattro, dall’elenco delle associazioni antiracket e antiusura per inattività. Altre due associazioni, LiberoJato di Partitico e Libero Bagheria, sono state escluse invece perché in odor di mafia.

Un giro di vite voluto dal prefetto di Palermo, Antonella De Miro, che ha dato seguito alla nota del 2 febbraio del commissario nazionale antiracket, Domenico Cuttaia, che ha sottolineato la necessità di verificare la specifica capacità operativa delle associazioni.

La normativa prevede, tra i requisiti, che le associazioni si siano costituite parte civile in almeno un procedimento, abbiano svolto attività di sensibilizzazione alla denuncia e promozione di campagne educative e di diffusione della cultura della legalità. Condizioni ritenute necessarie e idonee a “comprovare la capacità di operare nel settore delle attività di contrasto al fenomeno del racket e dell’usura”.

L’ipotesi è che alcune associazioni siano nate unicamente per ricevere finanziamenti, ma che non svolgano attività antiracket.

Dall’esame dei documenti acquisiti, si legge nella nota prefettizia inviata il 3 maggio scorso all’associazione monrealese, “l’associazione non risulta essersi costituita parte civile in nessun processo nel triennio 2014/2016”. “Liberi di lavorare” “non ha collaborato nell’individuazione dei fattori sociali di radicamento e di sviluppo dei fenomeni del racket e dell’usura né, tantomeno, risulta alcuna attività di sensibilizzazione delle vittime alla denuncia degli autori dei reati”.

Non risulta quindi dimostrata la specifica capacità di operare nel settore dell’assistenza e della solidarietà in favore dei soggetti danneggiati da attività estorsive o di usura.

“Liberi di lavorare” è nata a Monreale durante l’amministrazione Di Matteo, dietro l’impulso del vicesindaco Salvino Caputo, quando la presidenza venne affidata a Lia Giangreco. Durante quel periodo vennero collezionate diverse attività di sensibilizzazione sul tema dell’usura rivolte soprattutto alle scuole. L’associazione si presentò parte civile in alcuni processi di mafia.

Il 6 giugno 2017 è avvenuto il passaggio di consegne al nuovo consiglio amministrazione dell’associazione. Presidente è stato nominato Biagio Cigno.

I soci, a giugno 2017, sono: Rosalia Giangreco, Giovanni Casamento, Floriana Di Girolamo UNICOOP, UNIFIDI, l’Associazione Benedetto Balsamo, l’Associazione Mons Realis, l’Associazione Datoriale Impresitalia, l’Attrezzeria Taormina, la Cooperativa Strategia d’impresa. Socio Onorario è stato nominato S.E. l’Arcivescovo di Monreale Michele Pennisi.

Abbiamo raggiunto Biagio Cigno: “Il giorno successivo alla mia nomina è giunta all’ex presidente, Lia Giangreco, la lettera della Prefettura che decretava lo scioglimento dell’associazione”.

Tra le motivazioni riportate sul documento prefettizio non c’è un riferimento ad infiltrazioni mafiose bensì il riscontro dell’inattività dell’associazione nel corso degli ultimi due anni.

“L’Associazione – spiega Cigno – ha sempre coinvolto e collaborato con le forze dell’ordine presenti sul territorio, in particolare con la Stazione dei Carabinieri di Monreale, nelle campagne di informazione contro i crimini economici quali racket e usura. A solo titolo esemplificativo, è stato realizzato nel 2015 un Progetto dal titolo “UOMINI DI Domani vi prepariamo alla vita” in collaborazione con l’I.C.S. “Francesca Morvillo” di Monreale, volto alla diffusione della cultura della legalità ed in particolare alla cultura del risparmio e del corretto utilizzo del denaro. Sono state condotte ulteriori campagne educative, soprattutto a favore dei giovani, coinvolgendo le associazioni e le scuole del territorio. Per l’anno a venire sono previste numerose attività che vedranno coinvolta ancora più attivamente tutta la cittadinanza, quali l’apertura di uno sportello per il cittadino, volto a fornire assistenza a chi volesse denunciare azioni di racket e di usura”.

“L’associazione – continua il presidente – si è costituita parte civile nel procedimento penale in cui risultavano imputati diversi cittadini monrealesi. L’associazione liberi di lavorare è stata ammessa tra le parti civili il 12.06.2014 e a suo favore è stata liquidata una somma che verrà impiegata per la promozione della cultura della legalità. Nel triennio 2014/2016 non è stato possibile costituirsi parte civile perché ammessi soltanto per i reati commessi nell’ambito territoriale di Monreale e ciò ha impedito di partecipare agli ultimi procedimenti di cronaca che perseguono fatti commessi nel territorio di Palermo e Provincia”.

Per questi motivi l’associazione ha in programma di presentare ricorso al TAR contro la decisione della Prefettura. “Abbiamo intenzione di continuare con l’attività di sensibilizzazione alle tematiche antimafia da portare avanti nelle scuole di Palermo”.