Palermo

Bando da 7 milioni per il rientro degli studenti siciliani, polemiche al Nord ma ‘ancora non basta’ per la Sicilia

L’emergenza sanitaria globale ha messo a dura prova gli emigrati siciliani che, nei mesi di massima diffusione del Covid19 si sono ritrovati, spesso soli, lontani da casa senza poter tornare dai propri cari.

In verità, molti in preda al panico sono rientrati. Migliaia di giovani, studenti iscritti nelle università del Nord, precari, lavoratori licenziati perché i loro posti di lavoro sono stati chiusi, intere famiglie; tutti ammassati in treni in partenza da Milano, Torino, Bologna.

Così, osservando le immagini in TV di quella fuga e pensando al modo in cui gestire i flussi, ci si era finalmente accorti che esiste ancora una questione “emigrazione” nel Mezzogiorno e in Sicilia.

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I giovani di ‘Sì resti arrinesci‘ – una campagna nata lo scorso anno in Sicilia per fermare l’emigrazione forzata – si chiedono, ora che sono allentate le restrizioni, se qualcuno continuerà a occuparsi del problema. In particolare si rivolgono a Musumeci in quanto rappresentante dei siciliani.

“Siamo felici di apprendere che la Regione abbia aperto un bando di 7.000.000 di euro, di cui 4 milioni destinati agli studenti iscritti in atenei del Nord ed esteri che tornano in Sicilia” – dichiara Silvia Fabra del movimento Sì resti arrinesci – “Crediamo però che questo non basti e che serva ragionare in maniera complessiva. Chiediamo a Musumeci di intervenire per rilanciare l’occupazione, per porre un argine al continuo esodo dalla Sicilia. Se non si investe sul tessuto produttivo e sull’occupabilità, anche chi sceglie di rimanere qui per studiare, sa di fare una scelta temporanea, perché per lavorare prima o poi dovrà ripartire”.

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I quotidiani nazionali, negli ultimi giorni, hanno riportato la volontà di molti studenti siciliani di conseguire almeno la laurea triennale in Sicilia. Le ragioni che spingono i neo-universitari a scegliere di restare nell’isola sono legate proprio alle incertezze che la pandemia ha generato. Sono tante le spese che ne derivano dal trasferirsi fuori – l’alloggio prima di tutto – e altrettante le incertezze sulla possibilità di tornare in aula a settembre. In molti non vogliono correre il rischio di pagare tasse e affitti a vuoto.

“Abbiamo del tempo a disposizione, una possibilità di intervento. La giunta regionale sta pensando già da ora a come far sì che chi oggi resta per studiare abbia possibilità di restare qui a lavorare in futuro?” conclude Fabra.

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