C’è chi ha visto le fiamme da vicino, chi ha assistito inerme al bruciare degli alberi, chi ha guardato ardere la propria terra, la casa o il magazzino del proprio vicino. Queste e molte altre sono le voci della protesta che si è svolta questo pomeriggio in piazza Indipendenza, a Palermo. Un sit-in nato per ribadire uno slogan tanto semplice quanto difficile da mettere in pratica: “Basta Incendi“. Lo è in una terra come la Sicilia che puntualmente, ogni anno, viene privata di polmoni verdi dalle fiamme appiccate da piromani a cui non importa nulla del futuro e della salute dei siciliani. Quest’anno non è stato sufficiente nemmeno il piano incendi varato dalla Regione a metà luglio. La scia lasciata dalle fiamme racconta purtroppo un bollettino di disperazione e morte.

Le voci della protesta

Uno scempio che non dovrà accadere mai più. Questo è quantomeno l’auspicio di chi ha protestato dalle ore 18:00 di fronte alla presidenza della Regione. Un’assemblea cittadina pubblica per raccontare quello che è successo e cosa si potrà fare in futuro perchè ciò non avvenga. Ad organizzare la protesta il comitato “Basta Incendi”, una piattaforma civica nella quale si sono create tre macro-aree: una che ha riguardato l’emergenza, l’altra che ha affrontato più in generale il fenomeno degli incendi e quello che ha analizzato le politiche attive dell’Amministrazione Regionale. Un bilancio che, alla luce del conto presentato dai roghi, è parecchio deficitario.

Qualcuno dei manifestanti ha portato con sè in piazza il simbolo del prezzo pagato dalla natura, ovvero dei tronchi bruciati dalle fiamme lo scorso 24 e 25 luglio. “Alla fine abbiamo scelto l’arte. Il simbolo per raccontare quello che è successo e che non si può esprimere attraverso le parole”, ha dichiarato una manifestante che teneva in mano alcuni rami su cui è visibile l’effetto del fuoco. Una manifestazione eterogenea e a cui hanno partecipato diverse centinaia di persone. Fra queste c’è Clara Pipitone, residente a San Martino delle Scale  che ha visto da vicino la devastazione prodotta dalle fiamme. “In quelle ore abbiamo provato terrore – racconta -. San Martino delle Scale brucia ogni anno. I punti in cui appiccano il fuoco ormai si conoscono. Quest’anno però il fuoco non è stato controllato. E’ divampato nelle montagne circostanti e vicino alle zone abitate. Il fuoco è arrivato sopra le case. Cosa ho provato? Un insieme di terrore e rabbia nei confronti di quelle istituzioni che ancora non si sono mobilitate affinchè le persone abbiano degli aiuti per potere ripartire”.

Fra gli organizzatori dell’evento c’è Riccardo Bellavista. L’esponente del comitato “Basta Incendi” racconta come è nata l’idea e i gruppi di lavoro all’interno della struttura civica. “Mentre la città bruciava, ci siamo ritrovati e abbiamo deciso di organizzare un momento di confronto con la cittadinanza. Sono venute più di 450 persone. Quest’assemblea ha tre tematiche di riferimento. Un piano emergenziale. Non c’è stata una risposta adeguata da parte delle istituzioni. Un altro aspetto è quello ambientale. Lo scirocco ha influito, ma è chiaro che questi incendi hanno una matrice dolosa. Bisogna fare di più sotto il piano della prevenzione. Il terzo chiave è l’aspetto politico-istituzionale. E’ allucinante che il piano antincendio regionale venga approvato a metà luglio. Ci sono una quantità di leggi non attuate. Sono state presentate quattro interrogazioni parlamentari che chiedono risposte rispetto a quanto accaduto. Chiediamo che lo Stato e il ministro del Sud (Nello Musumeci n.d.r.) che per anni ha visto gli incendi espandersi in Sicilia che venga fatto qualcosa in più”.