Un impegno immediato per chiudere la pratica ‘Salva Sicilia‘ sul fronte dei conti e magari anche le pratiche ‘connesse’ che riguardano il salvataggio necessario per le grandi città siciliane e poi stop alla politica degli scontri, delle chiacchiere e delle urla. Serve un nuovo approccio pratico e concreto che dia risposte non solo alle emergenze ma che abbia strategia sui grandi temi: dall’autonomia alla questione termovalorizzatori.

Nino Minardo, segretario della Lega in Sicilia e oggi presidente della Commissione Difesa, si prepara alla sfida. E mentre pensa a fare gruppo proprio per il ‘Salva Sicilia’ dalla sua posizione di Presidente di Commissione pensa ad una nuova iniziativa politica che parta dai territori.

Pochi siciliani al governo

Presidente Minardo, il ministro Nello Musumeci, lei e la sottosegretaria Matilde Siracusano siete gli unici siciliani con incarichi di rilievo a Roma. Pensa che la Sicilia sia adeguatamente presente nelle istituzioni uscite dall’ultima tornata elettorale?

“C’è anche il collega Giorgio Mulè, siciliano ed eletto in Sicilia, che è vicepresidente di Montecitorio ma soprattutto vorrei anche ricordare che le prime due cariche dello Stato sono siciliane: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente del Senato Ignazio La Russa. Non credo che si possa parlare di rappresentanza non adeguata nelle istituzioni!”

Però non potrà negare che i siciliani sono pochi nel governo…

“Nella mia carriera politica non ho mai fatto problemi di “posti”, ho sempre pensato che non conta il numero delle poltrone ma la qualità della rappresentanza”.

Ma consenso e ruoli sono fondamentali in politica.

“Sono importanti ma la politica non si esaurisce in questi. La politica è capacità di risolvere i problemi e ad oggi ho visto spesso mietere consensi ma ben pochi successi. I problemi della Sicilia e dei siciliani sono ancora tutti lì…”

Le sfide del governo Schifani

Dovrà occuparsene anche il governo Schifani.

“Certamente, il presidente Schifani ha già dimostrato di voler prendere di petto questioni spinose, penso a Lukoil o alla battaglia contro il caro-voli. Tutte questioni vitali per la Sicilia ma credo non possa essere lasciato solo. Dobbiamo capire una volta per tutte che le elezioni sono finite e che adesso c’è solo il partito della Sicilia. Purtroppo da un decennio siamo stati abituati solo alla protesta o a tirare la giacchetta. E’ arrivato invece il momento del partito della proposta per supportare il governatore in termini di proposte e idee e per sostenere la Sicilia in Parlamento ad esempio appoggiando senza esitazione l’emendamento alla legge di bilancio per salvare i conti della Regione.
E’ chiaro che questo partito della proposta non partirà mai senza uno sforzo corale della politica per affrontare problemi e disagi ma questo sforzo richiede un cambio di registro anzi una vera e propria rigenerazione della politica”.

Una politica meno urlata e più concreta

“Una politica che starnazza o che è perennemente impegnata nella bassa cucina clientelare non serve a nessuno se non a chi deve curare il proprio ego e i propri interessi. Abbiamo bisogno di una politica che invece torni a pensare e a dialogare con il territorio e le realtà più vivaci del tessuto sociale ed economico. In questo senso mi piacerebbe a breve dare il mio personale contributo, non voglio passare per uno che predica bene e razzola male”.

Come?

“Guardi una parte delle mie giornate è sempre dedicata ad incontri e contatti con amici ed esponenti politici del territorio siciliano ma la verità è che da settimane sto lavorando ad una iniziativa per l’inizio dell’anno per cominciare davvero ad affrontare i problemi dei siciliani in maniera concreta. Voglio mettere intorno ad un tavolo tutti coloro che sono in grado di darci soluzioni e soprattutto di guardare le cose da una prospettiva diversa. Faccio qualche esempio: il dibattito sui termovalorizzatori è ormai superato, dobbiamo solo capire come farli subito. E ancora se parliamo di turismo non possiamo pensare che questo tema sia scollegato dalla vivibilità delle nostre città e da una seria programmazione che consenta di lavorare per tutto l’anno. E poi c’è il tema dell’autonomia e la Sicilia dovrà svolgere un ruolo da protagonista”.

Sicurezza e investimenti

Lei è arrivato al vertice della Commissione Difesa in un momento internazionale decisamente critico

“E’ vero, la guerra in Ucraina e in generale la delicata situazione internazionale mi hanno imposto una decisa full immersion nel mondo della difesa. Da quando sono stato eletto ho dedicato molto tempo all’incontro dei vertici delle Forze Armate e delle rappresentanze diplomatiche e allo studio dei dossier. I tempi impongono alla politica risposte chiare al comparto Difesa, perché è necessario avere un sistema Difesa pronto a tutte le evenienze. In questo senso è indispensabile avere strategia, investire e avviare le sinergie necessarie con l’industria nazionale. Contesto nel quale chiaramente rientra una speciale attenzione per la Sicilia non solo per la sua posizione strategica nello scacchiere geopolitico ma anche perché credo che scelte corrette possano portare benefici in termini si sicurezza, investimenti e ricadute occupazionali.

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