Oltre 400 beni confiscati tra Palermo, Agrigento e Siena saranno presto assegnati. Questa mattina vertice alla prefettura di Palermo tra lo stesso prefetto Maria Grazia Cucinotta, la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro e il direttore dell’Anbsc, prefetto Bruno Corda. In ballo ci sono 261 immobili proposti in provincia di Palermo e 126 in provincia di Agrigento. Ci sono poi ulteriori 10 beni in provincia di Siena, collegati ad operazioni antimafia con la Sicilia. Tra questi una struttura agricola di Suvignano, la più grande in Italia. Verranno poi sottoposte al Consiglio Direttivo dell’Anbsc per la definitiva destinazione.
Non si può essere “cattivi pagatori”
L’iniziativa di questa mattina si inserisce in un ciclo di conferenze di servizi per l’assegnazione di immobili e terreni sottratti alle organizzazioni criminali. Certamente resta un nodo cruciale, vale a dire l’accesso al credito per chi è assegnatario di questui beni ed ha dunque necessità di fondi. Sotto questo aspetto sono state date importanti comunicati dal direttore Corda che ha ammesso che le direttive in materia della banca d’Italia sono già datate nei riguardi di tutte quante le banche. Un primo problema riguarda i casi dell’azienda confiscata e controllata dallo Stato che si trasforma in cattivo pagatore nei confronti di fornitori e dipendenti.
“L’accesso al credito, fondo da sfruttare”
Ci sarebbe un fondo da poter sfruttare per l’accesso al credito. “E’ presente tra il Mise e il Mef un fondo non utilizzato di 43 milioni di euro – ha aggiunto Corda -. O per meglio idre utilizzato solo in modo molto parziale in ragione del fatto che sono presenti delle caratteristiche molto peculiari, molto importanti perché si possa accedere a quel genere di facilitazione che riguarda proprio le aziende confiscate. Ecco, dobbiamo cercare di ragionare e, fermo restando una riparametrazione delle condizioni necessarie per poter accedere a questo fondo. Quindi qualche cosa che possa portare una incentivazione di utilizzo di questo fondo”.
La situazione allarmante
Certamente le aziende confiscate non sono tutte uguali, tutt’altro. Come evidenziato dal direttore dell’Anbsc il 68% circa delle aziende che sono gestite da parte dell’agenzia non sono altro che scatole vuote. Cioè sono strutture che non sono mai state operative, non hanno mai avuto del personale, non hanno mai prodotto nient’altro che fatture false o riciclato danaro di illecita provenienza. Dopodiché c’è il 5% delle aziende, circa 150- 170, che sono attive sul mercato, occupano circa 3 mila addetti prevalentemente nei territori meridionali. Poi un altro 27% di aziende che vanno monitorate “e per le quali – ha specificato Costa – necessita impegnarsi per una migliore condizione di accesso al credito”.
Il prefetto: “Massima attenzione”
La sottosegretaria ha annunciato che lo Stato sta provando a rivedere la normativa. Si sta ipotizzando una White List del sociale che possa in qualche modo ridurre anche la parte della certificazione e dei controlli. “Quindi avanti tutto perché riteniamo che l’Agenzia, anche con un grande input del ministro Piantedosi, possa dare una svolta sotto tale aspetto e accelerare il più possibile queste assegnazioni”. Sul fronte della lotta alla mafia il prefetto Cucinotta ha parlato di massima attenzione: “La mafia ha subito dei colpi grossissimi, l’ultimo riguarda Matteo Messina Denaro – ha specificato -. Ma la mafia tende a riorganizzarsi, non abbandona il territorio, continua anche a svolgere estorsioni. Bisogna sempre tenere la guardia alta”.
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