Bilanci anomali dal 2015 in poi, secondo la relazione della Corte dei Conti che ha dato il via all’inchiesta, addirittura falsi a partire dal 2016 secondo i risultati delle indagini. Il terremoto giudiziario abbattutosi sui conti della città di Palermo, capoluogo di Regione, farà il suo corso nelle aule di tribunale. Sarà quella la sede in cui si dovrà comprendere se le accuse sono fondate o meno. Fino ad allora il sindaco Leoluca orlando e i 23 co indagati fra ex assessori e dirigenti comunali, godono del beneficio del dubbio: sono innocenti fino a prova contraria.
Una condanna è stata già pronunciata
Ma c’è una condanna che è già stata pronunciata nelle ultime 24 ore. Ad essere condannata è stata la città di Palermo. A prescindere dalle responsabilità penali, che esistano o meno, ce ne sono di politiche che questa indagine fa esplodere. Palermo è stata condannata al dissesto.
Una condanna senza appello
La condanna di Palermo sembra essere tale da non poter accedere neanche ad una revisione, ad una richiesta di appello. Si perché l’inchiesta irrompe proprio sulla trattativa segreta rivelata poche ore prima da BlogSicilia che si stava tenendo a Roma. L’amministrazione comunale, infatti, cercava sostegno nel governo nazionale e da li sperava di poter ottenere quei 590/60 milioni di euro che avrebbero salvato il bilancio e consentito mdi no dichiarare il dissesto. E, chissà, forse anche di evitare un oneroso piano di riequilibrio che prevedeva tagli da quasi 80 milioni di euro l’anno per un decennio
Roma non può più aiutare Palermo
Ammesso che il governo Draghi avesse voluto aiutare Palermo e salvarla dal dissesto o quantomeno salvare l’ultimo anno di sindacatura Orlando (cosa che non era scontata ma che non sapremo mai), adesso come potrebbe iniettare liquidità per decine di milioni in un bilancio che per la magistratura è sospetto e a rischio di essere stato falsificato?
Il karma della politica del sospetto
Ed ecco che la politica del sospetto irrompe nello scenario palermitano. Una sorta di karma che colpisce chi per anni l’ha usata come chiave di grimaldello. Ma a pagare non è un uomo ne un a giunta ne una amministrazione. A pagare è una città intera. Che forse lo merita anche per i suoi mille difetti, le sue omissioni, le scelte sbagliate dei suoi abitanti. Ma che comunque oggi sembra l’agnello sacrificale di tutto questo
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