Il presunto falso in bilancio al Comune di Palermo era al centro di verifiche anche prima dell’esplodere del terremoto odierno.

La relazione della Corte dei Conti del 2018 alla base di tutto

L’inchiesta della Guardia di Finanza nasce dalla relazione della sezione di controllo della Corte dei conti del 2018 che aveva inviato i rendiconti dei bilanci del Comune di Palermo alla procura regionale della Corte e al ministero dell’Economia e delle finanze per le “valutazioni di competenza su possibili profili di danno erariale» sulle criticità evidenziate”.

L’istruttoria sui rendiconti 2015 e 2016

“Nell’istruttoria sui rendiconti 2015 e 2016 del Comune di Palermo, sulla base dei parziali ed intempestivi riscontri dell’ente, sono emerse una serie di anomalie ed incongruenze in grado, ove confermate, di compromettere la veridicità ed attendibilità del risultato di amministrazione 2015 e 2016”, scrivevano i giudici contabili nella delibera della sezione di controllo della Corte dei Conti presieduta da Maurizio Graffeo sui bilanci del Comune di Palermo 2015-2016. In 98 pagine i giudici contabili avevano messo in guardia l’amministrazione sulle gravi criticità emerse spulciando i dati forniti dal Comune quasi mai nei tempi dovuti e con le informazioni richieste. Sotto la lente dei giudici i debiti delle partecipate, Amat, Amap, Rap ma anche i contenziosi delle società fallite Amia e Gesip. E ancora il Fondo crediti di dubbia esigibilità, il fondo pluriennale vincolato e i residui persistenti. “Le partecipate del Comune di Palermo non godono di buona salute”, scrivevano i giudici contabili che puntavano il dito su numerose anomalie. A cominciare dal mancato rispetto “di trasmettere con cadenza semestrale a questa sezione relazioni sulla condizione economico-finanziaria delle società partecipate – si legge nella delibera della Corte dei conti – Tale omissione risulta particolarmente censurabile in considerazione del grave stato di salute delle società partecipate e delle gravi criticità gestionali emerse in sede di verifica amministrativo contabile effettuata dai servizi ispettivi dalla Ragioneria generale dello Stato”.

Le posizioni debitorie non conciliate

Problematiche sono per i giudici le posizioni debitorie non conciliate con gli organismi partecipati, “che aumentano da 7.648.663,95, nel 2014, a 14.240.050,31 al 2015 e a 38.767.094 nel 2016», aggiungono i giudici che sottolineano «la presenza di società in perdita al 2015, riferita ad Amat spa, per un importo di 4.611.575 euro a fronte della quale non risulta effettuato alcun accantonamento nel risultato di amministrazione a titolo di «fondo perdite società partecipate”

Il parere contrario dei revisori

Dal parere dell’Organo di revisione, emerge che nell’esercizio 2016 la società “chiude il bilancio d’esercizio con un utile pari a 541.251,00 che scaturisce unicamente dall’entrata straordinaria di 16.832.784,60 generata dall’accordo transattivo con il Comune di Palermo, a titolo di risarcimento per modifica unilaterale del contratto di servizio da parte del socio unico”.

La situazione Rap, Gesip, Amia in fallimento

Grave anche la situazione della Rap spa per la quale risulta “la mancata approvazione del bilancio d’esercizio 2016 società partecipata al 100% dal Comune di Palermo, nei confronti della quale sussistono, nel conto del bilancio 2016 dell’ente, debiti per 35.298.667 euro ai quali si aggiungono ulteriori debiti per 19.097.143 euro non riconciliati in quanto non riconoscibili, 75.966 euro, riconoscibili ma privi di copertura finanziaria, 531.635 euro riconoscibili con copertura finanziaria, 36.364 euro e in contestazione/o in corso di verifica”. È alto l’allarme sui debiti “con riferimento alle società Gesip Spa e AMIA Spa società in fallimento”.

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