Il giudice dell’udienza preliminare di Palermo Ermelinda Marfia ha rinviato a giudizio il dirigente medico dell’Asp di Palermo Alberto Agosta Cecala accusato di omicidio colposo per la morte della piccola Nicole nata il 23 maggio del 2018 e morta il giorno dopo.
Nel corso degli esami diagnostici e delle ecografie non avrebbe notato la presenza dell’ernia diaframmatica nel feto. La prima udienza si terrà il 5 luglio. Arrivare al processo per i genitori della piccola Franco Costa e Valentina D’Anna, difesi dall’avvocato Vincenzo Greco è stato un percorso tortuoso.
Prima la denuncia presentata dal papà di Nicole, Franco Costa. Poi l’autopsia che ha accertato la gravissima patologia. Una prima perizia disposta dalla procura di Palermo ed eseguita dai consulenti Tommaso D’Anna, Emiliano Maresi e Antonio Luiciano depositata il 24 luglio del 2018 aveva escluso responsabilità da parte del medico e di alcuni colleghi coinvolti nella vicenda.
“Secondo la perizia – si legge nel decreto di richiesta di archiviazione del 28 maggio 2019 – la patologia non poteva essere diagnosticabile in fase prenatale”.
Per questo motivo il pm aveva chiesto l’archiviazione. Ma le indagini difensive eseguite dall’avvocato Greco hanno portato all’imputazione coatta del medico. Una perizia disposta dalla difesa ed eseguita dai professori e ginecologi Giancarlo Oliva del Policlinico Gemelli e Anita Romiti del Bambin Gesù di Roma.
Il gip Claudia Rosini che avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di archiviazione presentata dalla procura leggendo gli atti ha ribaltato la decisione. “La condotta dell’ecografista Agosta Cecala – ha scritto il gip – appare connotata da imperizia nell’accertamento della malattia, diagnosticabile già all’epoca della seconda ecografia in virtù della dislocazione toracica del cuore fetale. Ragionevolmente una condotta perita e conforme alla linee guida avrebbe consentito di diagnosticare anzitempo la malformazione e adottare ogni cautela atta ad evitare il decesso della neonata con un consistente coefficiente di probabilità elevato, prossimo alla certezza di effettuazione del parto un una struttura altamente specializzata, ad esempio al Bambin Gesù di Roma”.
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