E’ concentrata sulle “talpe” che a più riprese hanno informato i boss di mezza città di indagini a loro carico o di blitz imminenti l’attenzione della Dda di Palermo che ha coordinato l’attività investigativa dei carabinieri che ieri ha portato in carcere 181 tra boss e gregari dei più grossi mandamenti del capoluogo.
Nelle 6 misure cautelari – le inchieste sono diverse e i provvedimenti sono stati eseguiti contemporaneamente – non ci sono, ovviamente, i nomi degli informatori dei clan. Di uno di loro, però, si dice la professione: avvocato.
Nel corso di un breve incontro il legale, già iscritto nel registro degli indagati, il 26 maggio del 2023 avrebbe avvertito il boss di Partanna Mondello, Giovanni Cusimano, di essere indagato dai carabinieri e che nell’auto del suo autista c’erano microspie. “Il discorso è che… i carabinieri mi tengono sotto”, dice intercettato. Ma quella del capomafia di Partanna non è l’unica fuga di notizie scoperta dai pm. Il 4 settembre 2024, il boss Paolo Lo Iacono racconta ad un suo interlocutore che uno dei suoi uomini, Francesco Stagno, non avrebbe potuto più occuparsi di una certa vicenda perchè era imminente l’esecuzione di un imponente provvedimento cautelare (una “bomba”) che avrebbe riguardato sia lui che altri mafiosi.
“Per adesso c’è un casino, capito? – dice – Per adesso c’è una bomba che sta scoppiando! Può essere oggi, può essere domani, può essere dopodomani, ..si portano a tutti, hai capito? … per adesso ci sono cose molto più importanti, hai capito?…” Informazioni che Stagno ha usato per fuggire in Germania. “Ora il fatto del gioco… (le scommesse online ndr) – annuncia – forse me ne devo andare qualche due mesi, tre mesi in Germania! Ci riflettiamo insieme per fargli capire come funziona…, in mancanza deve sapere tutte cose”.
In cella re dei giochi online che fa affari coi boss, “ho fatto 15 milioni”
E’ Angelo Barone l’uomo che gestisce per i clan il redditizio settore delle scommesse online. Barone, classe ’84, di Carini, è uno dei 181 arrestati ieri dai carabinieri di Palermo nel corso di un maxiblitz contro le cosche. Uomo della “famiglia” di Tommaso Natale, secondo i pm avrebbe gestito il gioco illegale d’azzardo on line per il suo e per altri clan portando nella casse di Cosa nostra milioni di euro. Secondo gli investigatori l’imprenditore avrebbe imposto i pannelli di gioco, spesso illegali, ai commercianti accumulando somme importanti.
“Ho preso ora… quindici milioni di gioco”, dice lui stesso intercettato. L’inchiesta in particolare ha svelato gli stretti rapporti tra Barone e suo padre Roberto e il capomafia di Carini Giuseppe Lo Duca. Il boss era il referente di Cosa nostra a cui i Barone si appoggiavano per avere la copertura mafiosa per estendere la rete di agenzie che utilizzavano i loro siti illegali punto.com sul territorio. E anche per farsi rappresentare da una personalità autorevole sulle questioni che potevano nascere in relazione ai loro rapporti creditori. In cambio i Barone consentivano a Lo Duca di inserirsi nella loro ricca rete commerciale di siti si scommesse on line illegali, prima come gestore o agente commerciale del sito punto.com di turno e poi come “Master” di una serie di agenzie gestite da soggetti diversi. Il tutto con un ritorno in termini economici per Lo Duca e per il suo clan. Saputo di un imminente blitz degli investigatori, infine, Barone stava progettando di lasciare il Paese con i soldi.
“Me ne devo andare da qua… devo cambiare la residenza… me ne vado… – diceva, intercettato – a me quello che mi potrebbe colpire sono la mia famiglia, ma se io ce li ho accanto posso essere sperduto in un pizzo di montagna, sono a posto. Io me ne vado..! L’Italia per noi è diventata scomoda, io me ne devo andare perché non intendo assolutamente perdere quello che ho creato fino ad oggi. Cominciate a farvi i passaporti”.






Commenta con Facebook