I depistaggi su Paolo Borsellino erano cominciati quando il magistrato era ancora in vita ed era a capo della procura di Marsala, dove aveva promosso importanti inchieste sulla mafia.

Nei ricordi di Massimo Russo, che a quel tempo era uno dei sostituti che lavoravano al fianco di Borsellino, riaffiora il caso di Vincenzo Calcara, pentito molto loquace ma con tante ombre.

Un giorno Calcara si presentò dal magistrato, lo abbracciò e confessò di essere stato incaricato di ucciderlo con un fucile di precisione. Solo dopo qualche tempo si scoprì che Calcara aveva inventato quella e tante altre storie.

Borsellino, il finto attentato raccontato da Vincenzo Calcara

“Questo signore  – ha ricordato Russo in un’intervista a Talk Sicilia – ha parlato di un attentato che poi in realtà si è realizzato. Ha trovato la legittimazione per parlarne dicendo che era un uomo d’onore. Poi abbiamo scoperto che non solo non era un uomo d’onore, ma non aveva nulla a che fare con gli uomini d’onore”.

“Calcara non è un uomo d’onore, perché mente e perché probabilmente è stato indottrinato – ricorda Russo – o forse non sappiamo il perché”.

Russo si chiede cosa possa aver spinto a Calcara a fornire quelle informazioni false: ” Calcara non ha niente a che fare con Cosa Nostra. Non ha mai parlato di Matteo Messina Denaro”.  La storia ci ricorda che proprio con delle riunioni in provincia di Trapani che viene deliberata la strategia di attacco allo Stato del 1992/93.  “Ho la sensazione – ricorda Russo – che Calcara abbia calcolato le sue dichiarazioni,  abbia distratto le forze investigative su un attentato fasullo e indica come mandante Vaccarino, l’ex sindaco di Castelvetrano”.

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