Francesco Mulè, 76 anni, arrestato a metà dicembre nel blitz contro il mandamento Porta Nuova dei carabinieri è tornato libero per un vizio formale e per un difetto di motivazione. Lo aveva deciso il tribunale del Riesame accogliendo il ricorso degli avvocati Giovanni Castronovo, Marco e Valentina Clementi.

Cosa scrivono i giudici

“Il collegio ritiene che il provvedimento impugnato difetti dell’autonoma valutazione delle esigenze cautelari di eccezionale rilevanza riguardo all’applicazione della misura cautelare in carcere nei confronti di un soggetto ultrasettantenne – scrivono i giudici -. Il Gip si è limitato a valutare genericamente per tutti gli indagati quale unica misura in grado di contenerli quella della custodia cautelare in carcere in ragione della qualità soggettiva degli indagati e della natura di delitti e contestazioni senza tuttavia fornire alcuna motivazione personalizzata in merito alla condizione anagrafica di Mulè e senza precisare in forza di quali elementi risultasse necessaria l’applicazione della misura di massimo rigore”.

Scarcerazione inaspettata, in passato aveva usufruito della legge Carotti

Francesco Mulè è tornato libero. Una scarcerazione inaspettata la sua alla luce della mole di materiale investigativo raccolto nei suoi confronti. Non è la prima volta che lascia il carcere anticipatamente. Era già successo qualche anno fa. Pur essendo stato condannato all’ergastolo per tre omicidi Mulè aveva usufruito della legge Carotti.

Confermata la custodia cautelare in carcere per il figlio Massimo

Una volta libero, secondo la procura di Palermo, Mulè avrebbe preso di nuovo in mano le redini del mandamento, affiancandosi al figlio Massimo. Anche quest’ultimo è stato arrestato insieme con altre persone, per le quali il riesame ha confermato la custodia cautelare in carcere.
Per Massimo Mulè i giudici hanno escluso l’aggravante di essere stato il capo della famiglia mafiosa di Palermo Centro, dunque, resta in carcere seppure ritenuto partecipe e non capo della famiglia mafiosa.

Il blitz antimafia

Uno spaccato di vita criminale portato a galla dal blitz che ha provocato nove fermi: c’era il pericolo di fuga per l’ormai imminente verdetto in appello del processo “Cupola 2.0”, dove Massimo Mulè è imputato. Ma le indagini in corso sugli affiliati svelano che c’è chi si stava preparando ad “espatriare” per sottrarsi ai nuovi ormai prossimi arresti temuti sia per le inchieste senza sosta che hanno portato a fermi anche quest’estate – dopo il delitto avvenuto alla Zisa di Giuseppe Incontrera – ma anche per una fuga di notizie i cui contorni restano ancora indefiniti.

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