Palermo

Boss scarcerati e rimandati a casa, Musumeci “No al rientro nei luoghi d’origine” (VIDEO)

“Esistono ragioni di sicurezza, di ordine pubblico e di buon senso per dire no al rientro di alcuni detenuti pericolosi nei luoghi dove vivevano e dove hanno commesso gravi reati. Ecco perché certe decisioni lasciano sbigottiti. E l’incredulità che provano alcuni magistrati, da sempre in prima linea, è la stessa che sta provando la gente comune. Se proprio si rende necessario assegnare agli arresti domiciliari personaggi mafiosi di spessore, allo scopo di decongestionare le carceri in questo periodo di epidemia, si prendano assolutamente in considerazione soluzioni diverse”.

Lo afferma il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, alla luce dei casi Bonura, Iannazzo, Sansone e, per ultimo, Zagaria. Tutti detenuti condannati per mafia che hanno lasciato la cella in considerazione del loro stato di salute raggiungendo le rispettive abitazioni.

Il governatore siciliano si rivolge al premier Conte e ai ministri dell’Interno Lamorgese e della Giustizia Bonafede, affinchè si valutino misure alternative alla scarcerazione.

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Per Musumeci “la Sicilia è una terra che oltre ad avere pagato un altissimo tributo al potere mafioso, in termini di vite spezzate e di sviluppo negato, non può assolutamente correre il rischio che il ritorno a casa di alcuni boss, sia pure con tutte le restrizioni e i controlli del caso, riaccenda chissà quali dinamiche di potere all’interno delle organizzazioni criminali”.

L’allarme, esploso grazie ad un articolo de L’Espresso e cavalcato dalla Lega, ha molti volti. Da una parte c’è chi, come il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, sottolinea che il 41 bis per la sua stessa natura di isolamento è già una garanzia di protezione dal virus e la scarcerazione avrebbe l’effetto contrario.

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Secondo l’ex Pm Vittorio Teresi che abbiamo ascoltato ieri sera “Le scarcerazioni non sono obbligatorie ma demandate alla valutazione, caso per  caso, del tribunale della libertà. Si può evitarle prendendo alcune precauzioni creando, negli ambienti carcerai, spazi dedicati come avviene negli ospedali da utilizzare in caso di contagio ma anche il magistrato in pensione ritiene che il 41 bis sia già una protezione dal contagio per la natura ‘isolatoria’ del provvedimento”

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