Non si placano le polemiche in seguito alla scarcerazione di alcuni esponenti di Cosa nostra già liberati per il rischio di contrarre in carcere l’infezione del Covid19. Tra questi c’è il boss palermitano Francesco Bonura che trascorrerà la detenzione a casa grazie alla conversione della pena agli arresti domiciliari. La scarcerazione dei boss mafiosi over 70 ha suscitato in questi giorni lo sdegno di molti, tra questi anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. 

Anche la Lega non ci sta alla scarcerazione dei boss mafiosi a causa dell’emergenza del Covid9. “È qualcosa che va a colpire al cuore la dignità dei siciliani e dei palermitani in particolare”, dicono il segretario regionale della Lega Stefano Candiani, già sottosegretario all’Interno con Salvini ministro, che è intervenuto in Senato sulla vicenda, e Igor Gelarda, capogruppo al consiglio comunale di Palermo, che è anche un appartenente alla Polizia di Stato. Secondo i due esponenti leghisti, quanto starebbe accadendo farebbe “torto a quei milioni i siciliani che sono sempre state persone perbene e hanno contribuito, con il loro lavoro e con le loro intelligenze, a rendere grande questa Nazione”.

Protesta anche dall’Unione Sindacale Italiana Poliziotti USIP che ritiene “inaccettabile” il provvedimento, legato all’emergenza Covid 19, di far uscire dalle carceri pericolosi condannati per mafia detenuti al 41 bis. Un fatto che fa venire meno “decenni di lotta alla mafia, degli uomini delle forze dell’ordine e della magistratura”. Ma i provvedimenti di scarcerazione in questione hanno suscitato preoccupazione e amarezza, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche e soprattutto tra le numerose vittime della mafia. Il sindacato si dice preoccupato e non comprende la ragione di tali decisioni, che, si legge in una nota, “non sono certo giustificate dalla necessità di contrastare la diffusione del virus”. I poliziotti invocano l’intervento della Commissione Antimafia per verificare l’esistenza dei presupposti che hanno determinato le scarcerazioni in questione.

A coro della protesta si aggiunge anche il  Comitato collaboratori di giustizia (Cogi) secondo cui la decisione del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria di scarcerare i detenuti più anziani e quindi più vulnerabili ed esposti al virus è “comprensibile”, ma non dovrebbe includere boss mafiosi.

“Dal 21 marzo ad oggi, con la ‘scusa’ del coronavirus – spiega Maricetta Tirrito, portavoce del Comitato  -, sono stati scarcerati personaggi di assoluto rilievo della vita mafiosa: l’ultimo in ordine temporale è Francesco Bonura che, per ‘motivi di salute gravissimi’, è tornato a casa dalla moglie a Palermo”. È proprio la scarcerazione di Bonura che preoccupa il comitato dei collaboratori di giustizia: “Non parliamo di un personaggio di secondo piano, ma di uno dei protagonisti della criminalità organizzata. Scarcerare Bonura, così come i calabresi Rocco Filippone e Vincenzo Iannazzo, significa restituire alla mafia tre dei suoi capi più potenti: un atto inconcepibile ed ingiustificabile sotto qualunque punto di vista”.

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