“Il pericolo che vengano scarcerati boss mafiosi a causa dell’emergenza del covid19 è qualcosa di inconcepibile. È qualcosa che va a colpire al cuore la dignità dei siciliani e dei palermitani in particolare”.
Lo dichiarano il segretario regionale della Lega Stefano Candiani, già sottosegretario all’Interno con Salvini ministro, che è intervenuto oggi in Senato sulla vicenda, e Igor Gelarda, capogruppo al consiglio comunale di Palermo, che è anche un appartenente alla Polizia di Stato.
“Una terra – sottolineano Candiani e Gelarda – che non solo ha pagato un altissimo tributo di sangue a causa della criminalità organizzata, in termini di vittime innocenti, ma ne ha anche subito una lesione di immagine incalcolabile. Una decisione che fa torto a quei milioni i siciliani che sono sempre state persone perbene e hanno contribuito, con il loro lavoro e con le loro intelligenze, a rendere grande questa Nazione”.
“Senza considerare – concludono – che queste scarcerazioni costituiscono un affronto nei confronti di quei magistrati e quegli uomini e donne in divisa che hanno pagato con il proprio sangue la lotta alla mafia”.
La notizia che circola da ieri sera è preoccupante soprattutto per i nomi dei boss che potrebbero essere scarcerati secondo quanto scrive l’espresso anche in base all’allarme dell’ex Ministro Salvini. Si tratta di nomi di primo calibro mafioso, nomi di spicco e detenuti di fama tra cui: Leoluca Bagarella che secondo quanto scrive Abate sta spingendo da tempo per avere gli arresti in casa, Pippo Calò, Benedetto Capizzi, Antonino Cinà, Pasquale Condello, Raffaele Cutolo, Carmine Fasciani, Vincenzo Galatolo, Teresa Gallico, Raffaele Ganci, Tommaso Inzerillo, Salvatore Lo Piccolo, Piddu Madonia, Giuseppe Piromalli, Nino Rotolo, Benedetto Santapaola e Benedetto Spera e tanti altri.
Lo scorso 21 marzo scorso il Dap (l’amministrazione penitenziaria) avrebbe inviato a tutti i direttori delle carceri una circolare in cui li invita a «comunicare con solerzia all’autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza», il nominativo del detenuto, suggerendo la scarcerazione, se rientra fra le nove patologie indicate dai sanitari dell’amministrazione penitenziaria oltre a tutti i detenuti che superano i 70 anni e con questa caratteristica sono 74 i boss che oggi sono al 41 bis.
Una circostanza che, però, lo steso Dap smentisce
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