Il boss di Bagheria è risultato positivo al coronovirus. Carmelo Bartolone, 65 anni, ieri ha rinunciato alla presenza in video, davanti alla terza sezione della Corte d’appello.

I suoi legali, nel processo Reset 2, hanno però ufficializzato che Bartolone è uno dei due detenuti del carcere di Saluzzo, in provincia di Cuneo, risultati contagiati dal Covid-19. Per questo potrebbe fruire della sospensione e del differimento della pena (sta scontando 14 anni) anche se per ora è rimasto in carcere, in isolamento.

Il boss di Bagheria era stato recentemente trasferito da Bologna, l’altro positivo da Modena, come scrive il Giornale di Sicilia.

Probabile dunque che il contagio possa essere avvenuto in Emilia Romagna, ma non è escluso che tutto sia accaduto a Saluzzo, dato che Emilia e Piemonte sono rispettivamente la seconda e la terza regione più colpite d’Italia, dopo la Lombardia, per numero di decessi, e si invertono le posizioni, in questa poco invidiabile graduatoria, nel numero dei positivi.

Se l’imputato, già fedelissimo e protettore della latitanza di Bernardo Provenzano, avesse chiesto di poter presenziare – sia pur virtualmente – al dibattimento, ieri celebrato con mille difficoltà e accorgimenti proprio per l’emergenza determinata dal virus, sarebbe scattato il legittimo impedimento e il giudizio contro di lui si sarebbe fermato, col probabile stralcio della posizione. Invece nessun ostacolo è stato per ora frapposto dagli avvocati Vincenzo Pillitteri e Salvo Priola e Bartolone è rimasto in una condizione decisamente complicata, anche se allo stato sarebbe asintomatico.

Per il capomafia, che pure aveva già avuto 14 anni in primo grado, in Reset 2, il pg Rita Fulantelli ha chiesto un aumento di pena in appello: sarebbe infatti colpevole di altre due estorsioni, oltre quelle che già gli erano state addebitate dalla quarta sezione del Tribunale, e per questo la richiesta avanzata al collegio presieduto da Antonio Napoli, a latere Rossana Guzzo e Dario Gallo, è stata di 16 anni. Nel giudizio in Corte, il pg aveva chiesto sette anni per Rosario La Mantia e due per Antonino Lepre, che risponde di favoreggiamento, entrambi del tutto assolti dal Tribunale, il 12 giugno 2018. Proposte poi le conferme dei 18 anni inflitti a Pietro Giuseppe Flamia, detto il Porco, degli 8 di Luigi Di Salvo e dei 3 e 6 mesi di Alessandro Vega.

Bartolone è detenuto dal 10 settembre 2015. Il suo ultimo arresto risale al giorno in cui si presentò all’ospedale Civico, dopo una breve latitanza. Aveva già scontato sette anni e mezzo di carcere, per il processo Grande mandamento, in cui era emerso il suo ruolo di spicco nel fiancheggiamento di Bernardo Provenzano nell’ultimo periodo della latitanza, durata 43 anni: a fine pena gli sarebbe toccata la sorveglianza speciale, ma lui si era sottratto. Era poi scattata la nuova custodia cautelare per Reset 2, operazione dei carabinieri contro il pizzo e nel frattempo erano diventati definitivi altri 14 anni rimediati in un altro processo.

Allo stato attuale Bartolone è in cella per scontare questi 14 anni: la custodia cautelare per Reset 2 tornerebbe a valere se venisse meno l’altro titolo. I legali non hanno però finora chiesto di scarcerarlo, né al tribunale di sorveglianza di Torino né alla Corte d’appello. Gli avvocati Priola e Pillitteri ieri erano presenti al palazzo di giustizia con i colleghi Antonio Turrisi, Giuseppe Crescimanno, con lo stesso pg e con i cancellieri, tutti protetti da guanti e mascherine. Sul contagio di Bartolone e dell’altro detenuto aveva chiesto chiarimenti il garante dei detenuti del penitenziario piemontese, Paolo Alemanno: gli altri ospiti del carcere avevano infatti lamentato il pericolo derivante dal trasferimento dall’Emilia.

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