A Casa Minutella, il programma condotto da Massimo Minutella su BlogSicilia.it, si è parlato del caso di Giovanni Brusca, scarcerato qualche giorno fa.

Ad aprire la puntata è stato l’ex presidente del Senato, Piero Grasso, che ha affermato che la conclusione della pena detentiva per Brusca è una vittoria dello Stato e ha spiegato anche perché.

Per Giovanni Paparcuri, l’autista sopravvissuto alla Strage di Capaci, in collegamento dall’Albero Falcone, però, non è così: «Lo Stato non ha vinto. Se lo Stato ha bisogno di un ex mafioso per risalire ad altri, allora non è una vittoria. Brusca sapeva di avere centinaia di omicidi sulle spalle; sapeva che non sarebbe mai uscito dal carcere; quindi, ha avuto la convenienza di collaborare. È un ex mafioso che ne ha approfittato».

Per Antonio Ingroia, ex magistrato e oggi avvocato, ospite in studio, «lo Stato ha vinto quando ha catturato Brusca. Ma è stato fatto un calcolo sia da parte del collaboratore di giustizia che dello Stato. E lo Stato ha avuto incambio dichiarazioni che hanno comportato arresti, anche di altri mafiosi, e determinatoo l’impedimento di altri omicidi e stragi. Brusca ha anche rilasciato importanti dichiarazioni sul versante della trattativa Stato – mafia, anzi le indagini nascono proprio dalle dichiarazioni di Brusca sul papello di Totò Riina».

Per Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, in collegamento, «la verità non è monolitica né fulgida come si potrebbe pensare. Lo Stato ha avuto dei vantaggi dalla collaborazione di Brusca? Questo lo sanno soltanto i magistrati che hanno raccolto le sue dichiarazioni. Tuttavia, seppur hnno consentito allo Stato di arrivare a determinati risultati, è stato sempre troppo tardi. Lo Stato, infatti, ha vinto dopo avere perso. Perché prima lo Stato è stato distratto, assente e complice. Lo Stato che vince, invece, è quello che impedisce preventivamente i reati e, per arrivare a questo, bisogna investire in cultura e istruzione, ricordando la lezione di Gesualdo Bufalino. Ricordo, inoltre, che Brusca è uscito dal carcere anche avendo ottenuto, negli ultimi 25 anni, 80 permessi premio. E mi domando se ciò possa essere considerato normale. È vero, lo Stato ha ottenuto informazioni ma la collaborazione può essere ritenuta autentica solo se il collaboratore fornisce tutto quello che sa al magistrato e dei dubbi intorno a Brusca ci sono».

In collegamento anche Enrico Bellavia, giornalista de L’Espresso: «Lo Stato compra informazioni e li utilizza. Il punto è la qualità delle informazioni che vengono comprate. Siamo in grado di saperle valutare? Ricordando che non tutti i magistrati sono Giovanni Falcone, così come non tutti i giornalisti sono Indro Montanelli o Giorgio Bocca. Come ci proteggiamo? Non certo liquidando l’istituto della collaborazione con la giustizia, tenendo presente che già le intercettazioni sono state prese a pietrate. Le informazioni, però, devono essere fantasmagoriche e Brusca deve dare più, aggiungere consapevolezze, soprattutto sulle stragi. La sua collaborazione non è finita e spero che prosegua anche se, su questo, ho parecchi dubbi».

Anche Morra è convinto che Brusca non abbia detto «tutto quello che doveva essere detto» e lo stesso Ingroia: «La sua collaborazione è preziosa ma non piena [… ] secondo me conosce i mandanti esterni delle stragi di Capaci e D’Amelio».

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