Assicura che, con la scarcerazione di Giovanni Brusca, l’ex boss di San Giuseppe Jato che premette il telecomando a Capaci, lo Stato ha vinto. Ne è certo il senatore ed ex procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso,  che era tra i giurati del maxiprocesso a Cosa Nostra, tenutosi a Palermo tra il 10 febbraio 1986 ed il 10 dicembre 1987.

“Non è uno scandalo”

Grasso è stato un magistrato che ha guardato negli occhi la mafia, che ha conosciuto bene Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ma, allo stesso tempo, ritiene che non vi sia scandalo sulla libertà concessa a Brusca, “peraltro nota e attesa da molti anni”.

“Svelò un attentato per ammazzarmi”

Grasso svela alcuni particolari sulla collaborazione di Giovanni Brusca, tra cui la scoperta di un attentato che avrebbe dovuto ucciderlo.

” Non c’è nessuna forma di buonismo o perdono da parte mia nei confronti di Giovanni Brusca: oltre a tutto ciò che sapete, agli omicidi e alle stragi in cui ho perso colleghi e amici, avrei anche motivi strettamente personali per serbare rancore. Lui e altri collaboratori – racconta Grasso – hanno raccontato, tra gli altri, due episodi che mi riguardarono direttamente: l’organizzazione di un attentato nell’autunno del 1993 che doveva farmi saltare in aria mentre andavo a trovare mia suocera a Monreale e la pianificazione del rapimento di mio figlio. Il dolore e la rabbia delle vittime e dei loro familiari lo comprendo e lo rispetto nel profondo”.

M5S: “La scarcerazione? Esempio di civiltà?”

“Il fatto che ci siano delle misure previste di agevolazione di una pena volute proprio dal giudice Falcone secondo me dimostrano la grandezza della civiltà del nostro Paese che riesce a trattare le mafie, che è avanti rispetto a tutti gli altri Paesi sulla conoscenza di questo fenomeno”.  Lo ha affermato il senatore Carlo Sibilia, parlamentare del Movimento 5 Stelle e Sottosegretario al Ministero dell’Interno nel corso della trasmissione Agorà andata in onda su Rai 3.

Pd: “Senza collaborazione, avremmo un delitto al giorno”

Per il parlamentare del Pd, Carmelo Miceli,  Senza quei benefici che ne hanno determinato la liberazione, Brusca non avrebbe mai collaborato. E senza la collaborazione di gente come Brusca, a Palermo ci sarebbe ancora un morto ammazzato al giorno”.

Un penalista: “Applicata la legge”

Sulla vicenda della scarcerazione di Brusca, è intervenuto un penalista di Siracusa, Valerio Vancheri: “Lo Stato ha vinto, perché ha applicato la legge. Lo Stato ha vinto perché Brusca ha scontato per intero una pena certa e dura. Lo Stato ha vinto perché Brusca ha collaborato ed ha contribuito alla condanna di decine di altri mafiosi. Lo Stato ha vinto perché non ha concesso spazio alla barbarie della vendetta”.

 

 

 

 

 

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