Sulle Madonie, le strade transitate giornalmente dai Tir che trasportano il salgemma dalla miniera di Petralia sono tutte franate. L’intercomunale 19 di Raffo Bivio Madonnuzza (km 4,600) presenta 3 frane e sconnessioni e dislivelli.

L’altra strada che i camion percorrono è la provinciale 11 di Blufi (km 8,100) che collega i comuni delle Madonie con lo svincolo autostradale di Irosa: la strada ha 4 frane e si presenta dissestata in larghi tratti. Ed è malmessa la strada che porta all’ospedale di Petralia così come la strada che collega Corleone agli aeroporti Falcone e Borsellino e Birgi e alle località balneari. La strada provinciale 7, che collega Cerda con Montemaggiore Belsito e con Alia, è ancora chiusa al transito dal km 12 al km 22, malgrado sia oggetto di un finanziamento con progetto esecutivo del 2012, dell’importo di 2.565 mila euro. Il cartello che prevedeva l’inizio e la fine dei lavori di manutenzione straordinaria e di ricostruzione del muro della strada nel maggio 2015 è lì, ma le opere, dopo quattro anni, non sono mai iniziate.

Sono alcune delle segnalazioni che la Cgil ha messo nero su bianco in un dossier sulla viabilità secondaria presentato oggi all’iniziativa su “Viabilità secondaria: necessità primaria” nella sede della Cgil. Un dossier che ha preso le mosse da un viaggio realizzato dalla Cgil in macchina percorrendo quasi 1000 km, in quattro tappe, all’interno delle cinque aree della nostra provincia, l’Alto Belice Corleonese, la Costiera occidentale Partinicense, la costiera orientale termitana, la Lercarese Sicana e le Madonie.

E che vuole accendere i riflettori sul tema delle strade dissestate, un’emergenza di cui ne fanno le spese abitanti e l’apparato produttivo delle zone. Dal dossier, che contiene l’elenco di tutte le strade chiuse e tutti gli interventi stradali già finanziati, emerge che nel prossimo triennio – in particolare per il 2017 e il 2018 – ci sono 105 milioni di euro da impiegare per 63 interventi sulle strade secondarie dissestate, franate, interrotte, nell’area della città metropolitana. Strade da riparare che possono essere occasione di lavoro per edili, geologi, ingegneri, forestali.

La Cgil chiama a raccolta istituzioni, enti, associazioni e comuni, dall’Anas, all’assessorato ai Trasporti della Regione, al Comune di Palermo, ai Comuni della Provincia, per avviare una fase di monitoraggio e di controllo della spesa dei fondi destinati a questi lavori, molti dei quali programmati da anni ma mai iniziati. “Un anno fa – dichiara il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo – il cedimento del viadotto Himera sull’autostrada Palermo Catania ha acceso i riflettori sullo stato disastroso delle nostre strade secondarie. Sono venti in provincia di Palermo le strade chiuse, che cadono a pezzo. Tutte necessitano di ripavimentazione ma sono pochissimi, appena un paio gli interventi in corso. Con la chiusura delle Province gli interventi per i 1.600 km di strade provinciali si son ridotti. Strade abbandonate a se stesse, ridotte a mulattiere, come le Regie Trazzere della pre Unità d’Italia”. “Oggi la Cgil – aggiunge Enzo Campo – vuole raccontare questo disagio e creare le condizioni per superarlo, perché la situazione è rimasta immutata. Una situazione d’emergenza e di totale precarietà, con collegamenti stradali difficili, paesi che con l’inverno rischiano di restare di nuovo isolati.

Nell’area delle alte e basse Madonie l’assenza di manutenzione ha comportato la chiusura di interi assi viari di collegamento. E con le piogge, le ordinanze di frane e smottamenti sono destinati ad aumentare, se non si interviene”.
Sono in totale 47,800 i km di strade secondarie interrotte in provincia di Palermo: in totale si tratta di 19 strade provinciali chiuse e due ex comunali su una rete stradale di 2.624 km, di cui 1.600 strade provinciali. E anche dove non ci sono strade chiuse, è facile imbattersi in tratti interrotti o in transiti pericolosi. Ma la manutenzione scarseggia, da ben prima della crisi della ex Provincia.

“Ci sono progetti fermi da anni nei piani pluriennali delle opere pubbliche, che vengono puntualmente riproposti di anno in anno, si tratta sia di piani di manutenzione ordinaria che di messa in sicurezza e miglioramenti – dice Mario Ridulfo, della segreteria della Cgil di Palermo – Per il 2016 ci sono 11 interventi per un importo totale di 3 milioni 732 mila euro. La cifra è destinata di gran lunga a salire nel 2017, anno in cui si prevedono 32 interventi finanziati per 56 milioni 190.543 euro. E nel 2018 ci sono 20 interventi per un totale di 45 milioni 281.455 euro. Scopo della nostra iniziativa è attivare una forma di controllo da parte dei soggetti istituzionali, città metropolitana, Anas, Regione sulla gestione corretta di questi appalti, far sì che i lavori partano e abbiano un termine, con il ripristino di condizioni stradali di decenza e sicurezza e con le ricadute che i territori aspettano dal punto di vista economico. L’interruzione delle strade sta minando le potenzialità di sviluppo di molto paesi e creando disparità tra le varie realtà. Per questo chiediamo che si dia il via al ripristino delle strade, per riavviare il volano dell’economia”.

La Cgil ha percorso strade statali come la SS 120, la strada dell’Etna, strade provinciali come la 4, che collega San Cipirrello a Corleone: qui, ad esempio, la strada è stata ripristinata autonomamente dagli abitanti della zona, impossibilitati a raggiungere i propri terreni, senza seguire alcuna norma sulla messa in sicurezza del percorso.

L’intercomunale 19 di Raffo Bivio Madonnuzza (km 4,600) presenta 3 frane e sconnessioni e dislivelli. L’altra strada che i camion per la miniera di sale Petralia percorrono è la provinciale 11 di Blufi (km 8,100) che collega i comuni delle Madonie con lo svincolo autostradale di Irosa: la strada ha 4 frane e si presenta dissestata in larghi tratti. Anche la strada di collegamento intercomunale “Irosa”, svincolo Irosa-Bivio Madonnuzza, nella parte di collegamento Irosa-Blufi, nei primi 4 km, quelli più battuti dai camion, si presenta dissestata in più punti. La strada ex consortile n° 10 “Di Catuso-Rurale5-Portella Pero”, che consente l’accesso alla discarica consortile Rsu di Castellana Sicula ai camion e ai mezzi agricoli che vanno a scaricare i rifiuti, è totalmente dissestata e sconnessa in diversi punti dei suoi 8 km, perché allagata dalle acque di scolo dei terreni.
“L’altro aspetto che emerge nel nostro studio sulla viabilità è quello della sicurezza per la gente che si sposta in auto per andare al lavoro – aggiunge Mario Ridulfo – Nel 2014, ultimo dato disponibile, in provincia di Palermo su 993.315 veicoli in transito ci sono stati 45 vittime e 4.312 feriti. In pratica 4,5 vittime ogni 100 mila veicoli. Più di Napoli, 4,1 vittime ogni 100 mil veicoli e di Milano, 4,4 vittime ogni 100 mila veicoli”.

Ecco di seguito il dossier:

MILLE CHILOMETRI IN PROVINCIA

IL VIAGGIO DELLA CGIL SULLE STRADE DISSESTATE DELLA PROVINCIA DI PALERMO

Strade trasformate in torrente per decine di chilometri, muri di contenimento franati, piante cresciute nei crateri al centro delle strade, lunghi tratti senza asfalto, cartelloni stradali scoloriti, posizionati in modo inadeguato, tratti segnalati come off limits per chilometri ma con i varchi lasciati liberi al transito degli automobilisti. Guard rail appesi nel vuoto a delimitare strade ormai precipitate di alcuni metri. Percorsi con l’asse stradale completamente deviato, carreggiate ristrette della metà a causa delle frane. Strade che all’improvviso scompaiono alla vista, costringendo, a salti nel buio. É la rete stradale che collega i centri dell’entroterra della provincia di Palermo. La Cgil ha effettuato un viaggio in 4 tappe lungo circa mille km, attraversando le strade che collegano le zone più interne e impervie della provincia di Palermo.
Abbiamo viaggiato in tutte e cinque le aree della nostra area metropolitana, l’Alto Belice Corleonese, la Costiera occidentale Partinicense, la costiera orientale termitana, la Lercarese Sicana e le Madonie. Abbiamo percorso mille chilometri tra strade statali come la SS 120, la strada dell’Etna, strade provinciali come la 4, che collega San Cipirrello a Corleone, la Sp 45, la 107, la 624. Abbiamo attraversato anche mulattiere, le regie trazzere dei Borbone, addentrandoci in quella cosiddetta viabilità alternativa, tornata in auge dopo il crollo del viadotto sulla Palermo-Catania. Abbiamo solcato i tragitti della targa Florio, su cui appaiono i cartelli di ambiziosi progetti per ripristinare il glorioso circuito finanziati dall’Unione europea ma mai iniziati. Percorsi alternativi solo sulla carta, perché a loro volta crollati o franati. Spesso, uniche vie percorribili per collegare i paesi che insistono in queste 5 zone.

Nella prima tappa abbiamo percorso 173,3 km di strade tra cui la Sp4, la Sp45, la Sp 107, la Sp. 624, la Sp 59 e abbiamo attraversato, partendo da Palermo, i paesi di Borgetto, Partinico, San Giuseppe Jato, Corleone, Campofiorito, Roccamena. La strada da Partinico a Corleone presenta 17,4 km di circuito con interruzioni, smottamenti, frane. Basta percorrere la Sp 4 da Corleone a San Cipirrello per capire la condizione di degrado delle nostre strade: il percorso è segnato da ripetute frane. Nella strada manca completamente l’asfalto e ci sono continui abbassamenti di livello. In alcuni tratti, emblematica la zona di “pietra lunga”, tra Corleone e san Giuseppe Jato, l’originale tracciato non esiste più: ci sono duecento metri circa di viabilità interrotta dove si percorre una bretella realizzata arbitrariamente da privati, che hanno effettuato i lavori con i propri mezzi, chiedendo un contributo alla gente del posto. Una storia che si è conclusa con risvolti penali. Man mano che ci si avvicina a Corleone, le strade sono tutte franate, si sale e si scende su cumuli di terra come sulle montagne russe, l’asfalto è un tappeto devastato. La strada che collega Corleone con gli aeroporti di Palermo e Trapani, e con le località balneari, la Corleone-mare, era al centro di un progetto di 40 miliardi di vecchie lire nel piano opere pubbliche della Provincia del ’93. Nel corso degli ultimi 15/20 anni, sono stati realizzati solo sporadici interventi di manutenzione, per ripristinare il fondo stradale. Lavori che si sono dimostrati inefficaci: in molti casi si sono limitati a spianare un po’ di ghiaia sulle buche. La Sp 59 per Roccamena, fino al km 4 è chiusa, possono entrare solo i mezzi agricoli e gli automobilisti accorti. Dopo poche decine di metri si è costretti a tornare indietro: la strada diventa il letto di un torrente.
La seconda tappa. Il secondo giorno siamo partiti da Palermo verso Sciara, Cerda, Montemaggiore Belsito, Alia, Valledolmo. In tutto 207,6 km percorrendo la A 19, la SS 13, la Sp 21, la SS 120, la Sp 7, la Sp 53, la Sp 8, la Sp 64. La strada provinciale 7, che collega Cerda con Montemaggiore Belsito e con Alia, è ancora chiusa al transito dal km 12 al km 22, malgrado sia oggetto di un finanziamento con progetto esecutivo del 2012, dell’importo di 2.565 mila euro. Il cartello che prevedeva la fine, nel maggio 2015, dei lavori di manutenzione straordinaria e di ricostruzione del muro della strada, è lì ma le opere dopo quattro anni non sono mai iniziate. Lungo la via si incontra anche un altro cartello, che avverte che il traffico per Alia si interrompe a Montemaggiore Belsito, e la chiusura della strada, infinita, dura da 13 anni, è stata disposta da una determina della Provincia del 2003. Un altro cartello avverte l’automobilista che la strada è chiusa e chi transita incurante del divieto ha la responsabilità di eventuali danneggiamenti alla propria auto. Chi passa ugualmente – come fanno tutti da anni – trova la segnaletica piazzata in mezzo alla strada, acqua che scende lungo i muri di contenimento, muri a secco sospesi nel vuoto, pezzi di guard rail che delimitano il nulla. Nella strada per Caltavuturo, dissestata, col fango incrostato al centro del cammino, dove si procede a passo d’uomo, esiste, quasi per burlarsi dei viaggiatori, un rilevatore per l’alta velocità. La strada provinciale 41 è chiusa dal chilometro 5. Sulla strada provinciale 8, Valledolmo-Palermo, le frane provocate dalle piogge hanno reso il manto stradale scivoloso. Una tabella annuncia lavori d’emergenza dell’ex Provincia per la sistemazione del piano viario. Mai iniziati. Dovevano terminare a gennaio 2015.
La terza tappa. Nella terza tappa abbiamo percorso 217 chilometri, da Palermo a Caltavuturo e Castellana Sicula e ritorno. La strada statale 120 dell’Etna e delle Madonie è chiusa dal Km 10-500 al km 20-300. Una strada che alterna smottamenti, cespugli cresciuti in mezzo alla strada, frane che coprono metà carreggiata, margini di strada che scorrono a livelli differenti, case cantoniere a rischio crollo. In tale contesto di mulattiere in dissesto, sorgono i cartelloni con i progetti di musealizzazione del circuito della targa Florio. Nel tratto bivio Cerda- Caltavuturo ci sono 4 frane e forti dislivelli nel piano stradale. Nel tratto Caltavuturo-Tremonzelli, in numerosi punti le cunette di scolo dell’acqua sono otturate e determinano allagamenti al manto stradale e frane. La strada provinciale 24 di Scillato, svincolo Scillato-Caltavuturo, 8 km di strada, attualmente è chiusa perché franata: è quella utilizzata come via di fuga per l’autostrada A 19 nel tratto Tremonzelli-Scillato.

La quarta tappa. Quarta tappa: 280 km, da Palermo a Pollina, San Mauro Castelverde, Gangi, Petralia, Castellana, Palermo. Strade percorse la A 19, la Sp 25, la SS 113, la Sp 52, la Sp 60, la Ss 120. Ovunque lo stesso scenario: strade franate, manto stradale alterato. Interi tratti di Sp 25 senza asfalto, con avvallamenti. Nella strada provinciale 60 per Ganci i muri di contenimento in cemento armato sono crollati per le frane : sono tenuti in piedi con opere provvisorie e puntellati con dei bastoni. Idem nella strada provinciale 52 Gangi-San Mauro: strada totalmente dissestata in più punti con i muri di sostegno franati. La strada provinciale delle Petralie (Petralia Sottata-Petralia Soprana-Bivio Ferracci) presenta 7,200 km di strada sconnessa con dislivelli in tutto il tratto stradale. La strada provinciale 9 bis “Di Cammisini” Collesano-Bivio Firrionello-Scillato nel tratto Scillato-Buonfornello è attualmente chiusa per due frane in due punti, con disconnessioni e dislivelli nel tratto stradale. La strada ex consortile n° 10 “Di Catuso-Rurale5-Portella Pero”, che consente l’accesso alla discarica consortile Rsu di Castellana Sicula ai camion e ai mezzi agricoli che vanno a scaricare i rifiuti, è totalmente dissestata e sconnessa in diversi punti dei suoi 8 km, perché allagata dalle acque di scolo dei terreni. La strada intercomunale 6 Petralia Soprana-Archi romani-Bivio Valle Petrusa, anello di congiunzione e accesso alla Sp 54 per Piano Battaglia e Ospedale di Petralia, ha una grossa frana e il manto stradale sconnesso. L’intercomunale 19 di Raffo Bivio Madonnuzza (km 4,600) presenta 3 frane e sconnessioni e dislivelli: è la strada transitata giornalmente da diversi Tir che trasportano salgemma dalla miniera di Petralia Soprana. L’altra strada che i camion percorrono è la provinciale 11 di Blufi (km 8,100) che collega i comuni delle Madonie con lo svincolo autostradale di Irosa: la strada ha 4 frane e si presenta dissestata in larghi tratti. Anche la strada di collegamento intercomunale “Irosa”, svincolo Irosa-Bivio Madonnuzza, nella parte di collegamento Irosa-Blufi si presenta dissestata in più punti: nei primi 4 km viene giornalmente transitata dai Tir della miniera di salgemma.
E per finire, piano Battaglia, dove quest’anno partono gli impianti nella stazione sciistica. La strada provinciale 54 (Petralia, Piano Battaglia, Piano Zucchi, 34 km) presenta 4 frane nel tratto di 14 km Petralia-Piano Battaglia. Un’altra frana nel tratto Collesano-Bivio Moncerrati e numerosi dislivelli nei collegamenti dei viadotti con il tratto su terra. La strada provinciale 113, la circonvallazione di Piano Battaglia, è dissestata in tre punti.
E se un anno fa c’è stato il caso della strada statale 643, a sua volta franata e riaperta in fretta, individuata da Anas come percorso alternativo per arrivare a Catania dopo il crollo del viadotto sull’autostrada, è un dato di fatto che la viabilità provinciale non ha mai ricevuto la giusta manutenzione. Colpa di una rete infrastrutturale che deriva dai vecchi sentieri tracciati dai contadini, ai tempi dei Borbone, promossi a Regie Trazzere dai Savoia ed ereditati dalla Repubblica, che le ha resi strade statali asfaltandoli a cadenza forse decennale. In totale sono una trentina le strade chiuse al traffico in provincia di Palermo. Ma l’elenco delle strade interrotte, sterrate, crollate e dei tratti franati è ormai sterminato.
I finanziamenti per i due servizi principali che l’ex Provincia cura, ovvero la manutenzione di 2.300 km di strade e la cura di 180 scuole, di cui metà in affitto, ormai scarseggiano. La manutenzione di scuole e strade è fortemente deficitaria: si è passati da una spesa di 50 milioni per gli edifici scolastici e di 80 milioni per le strade a 500 mila euro per entrambi i capitoli. Ma per le strade occorrerebbero almeno 200 milioni di euro (solo a Palermo).
Nella pianta organica della provincia nel 1990 c’erano 500 cantonieri, che controllavano lo stato delle strade. Oggi tra capocantonieri e cantonieri il numero si è ridotto a 40.

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