Un accordo che porta 200 milioni subito nelle casse della Regione ma costa la rinuncia a nove miliardi in prospettiva. E’ l’accusa mossa dal deputato Cateno De Luca. e poi sposata dai 5 stelle e dal Pd, al governo Schifani in vista della discussione, fra Natale e Capodanno, delle variazioni di bilancio che recepiscono l’accordo siglato il 12 dicembre e che ripiana il fondo sanitario regionale in deficit per gli effetti di un pronunciamento della Corte dei Conti.

Il vice Presidente Sammartino difende l’accordo

“Temo che l’onorevole Cateno De Luca, politico di esperienza, non abbia avuto il tempo di leggere le carte e questo lo ha indotto a sbagliare la sua analisi” dice il vicepresidente della Regione, Luca Sammartino, spiegando la vicenda del presunto credito sulla sanità che la Regione Siciliana avrebbe avuto nei confronti dello Stato.

I nove miliardi sono solo fittizi, mai riconosciuti dalle sentenze

“Infatti – prosegue – il credito non è stato mai realmente riconosciuto da nessuno. Anzi, ci sono due sentenze della Corte Costituzionale che vanno esattamente nella direzione opposta. La prima è la 246 del 2012, quando la Regione impugnò il bilancio dello Stato proprio in merito a queste risorse e la Consulta considerò la richiesta inammissibile. La seconda è la 62 del 2020 con la quale è stato accolto il ricorso dello Stato contro la legge regionale 8 del 2018 che metteva in bilancio somme riferibili a questo presunto credito. Proprio da quest’ultima decisione è arrivato l’invito della Corte a trovare un accordo tra i due governi”.

Risultati concreti dopo 15 anni

“Dopo 15 anni, per la prima volta – conclude Sammartino – c’è un governo regionale che ha ottenuto dei risultati concreti: l’intesa, infatti, non riguarda solo i 200 milioni di euro ma prevede altri benefici economici per la Regione Siciliana anche nel 2023 e negli anni successivi. Inoltre, viene stabilito il principio che lo Stato deve rivedere il meccanismo di partecipazione della Regione alla spesa sanitaria”.

Cosa aveva detto De Luca

“Finalmente – dice il deputato di Sicilia Vera, Cateno De Luca – abbiamo capito per quale motivo Schifani è stato mandato in Sicilia a ricoprire il ruolo di presidente della Regione. Basta guardare i termini della sottoscrizione dell’accordo Stato-Regione del 16 dicembre scorso. Con questo accordo la Regione rinuncia definitivamente ad oltre 9 miliardi di euro per avere da parte dello Stato appena 200 milioni di euro. Questa erogazione viene effettuata una tantum solo per consentire a Schifani di tentare di fare un raffazzonato bilancio della regione del 2023″.

I termini dell’accordo

L’accordo Salva Sicilia si baserebbe sulla rinuncia di risorse consistenti che riguardano l’arco temporale 2007- 2021. Si tratta di risorse che fanno riferimento alla “retrocessione delle accise” in attuazione dei commi 830, 831 e 832 dell’articolo 1 della legge 296 del 2006. Provvedimento che prevedeva una maggiore compartecipazione alla spesa sanitaria da parte della Regione Siciliana dal 42,50%, come per le altre Regioni, al 49,11%. Ma questo doveva riconoscere una retrocessione delle accise calcolata in circa 700 milioni di euro l’anno. La Regione, dal suo canto, non ha mai incassato queste risorse dal 2007 al 2021: “Nel frattempo, però, – attacca De Luca – la compartecipazione alla spesa sanitaria è stata applicata al 49,11% in luogo del 42,50% così come per le altre Regioni”.

Contrari all’accordo

“Siamo contrari a questo accordo Stato-Regione sul Salva Sicilia – conclude il parlamentare – e pretendiamo che prima di portare in assemblea questa legge truffa arrivino i documenti del tavolo tecnico. In commissione bilancio Sicilia Vera e Sud chiama Nord si opporranno alla sua approvazione. Se sarà necessario scenderemo in piazza con i siciliani e occuperemo Palazzo d’Orleans e Palazzo dei Normanni”.

L’altro De Luca (5 stelle), “Schifani spieghi o non votiamo le variazioni”

“In Sicilia corsi e ricorsi di vichiana memoria sono la costante e, purtroppo, quasi sempre in negativo. Vorremmo capire bene quali sono, nei minimi dettagli, i termini dell’accordo chiuso da Schifani con Roma, che poterebbero in Sicilia una mancetta in cambio dei miliardi dovuti dallo Stato per la maggiore compartecipazione della Regione alla spesa sanitaria. Era salito a Roma a chiedere 650 milioni, è tornato con 200, rinunciando a più di 8 miliardi derivanti dalla compensazione finanziaria per gli anni 2007 al 2021” afferma il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca.

“Sembra di rivedere – continua Antonio De Luca – la storia del disastroso governo Crocetta, che in cambio di poco più di 500 milioni cash rinunciò a contenziosi con lo Stato che avrebbero potuto portare nelle casse della Regione cifre ben più alte. Noi non ci stiamo: questa politica che non guarda più avanti del proprio naso è una sorta di pilota automatico verso il disastro di cui pagheranno le conseguenza le prossime generazioni. Schifani venga in aula a riferire prima della variazione di bilancio. Non siamo disposti a firmargli assegni in bianco, specie se la firma apposta non è con l’inchiostro ma col sangue dei siciliani”.

L’affondo di Cracolici

“Il governo ha appena compiuto il primo passo verso la prossima finanziaria ed è già nel caos: oggi nell’ambito delle variazioni di bilancio ha presentato in commissione l’accordo con lo Stato che riconosce circa 200 milioni di euro per la Sicilia, peccato che il governo non abbia mai discusso questo accordo né in commissione e neppure in aula, e soprattutto peccato che a fronte di appena 200 milioni la Sicilia, in base allo stesso accordo, rinuncia ad una somma di circa nove miliardi” aveva attaccato in serata Antonello Cracolici, parlamentare regionale del Pd e componente della commissione Bilancio all’Ars.
“Ma nella stessa seduta della commissione – aggiunge Cracolici – il governo ha compiuto un altro pasticcio, annunciando un emendamento per sopprimere il capitolo che prevede l’utilizzo dei 200 milioni dell’accordo con lo Stato. Il motivo? Si sono ‘accorti’ che inserendo questa somma nelle variazioni sarebbe stata assorbita dal ripiano del 2022, e dunque questi soldi sarebbero stati inutilizzabili nella manovra 2023. Insomma, se il buon giorno di vede dal mattino, questo governo non promette nulla di buono”.

Il ritorno pentastellato

“Il governo Schifani conferma di essere totalmente nel pallone. Oggi l’assessore Falcone in commissione Bilancio ha annunciato la presentazione di un emendamento che sopprime l’articolo uno del disegno di legge presentato dallo stesso esecutivo appena 24 ore prima. Siamo all’assurdo. In soldoni, i 200 milioni che dovrebbero arrivare da Roma non saranno usati ora, ma solo l’anno prossimo. Del resto era prevedibile, stiamo parlando di una cosa che ancora non esiste, dovendo la legge di stabilità essere ancora approvata a Roma” afferma il deputato del M5S all’Ars Luigi Sunseri.
“L’unica certezza in questo momento di grandissima incertezza determinata da un governo senza bussola e senza spina dorsale – continua Sunseri – è che si stanno mandando all’aria i conti delle Regione. Il governo è partito per Roma per chiedere 650 milioni ed è tornato con poco più di una mancetta, la promessa dei famosi 200 milioni, che ha avuto l’ardire di contrabbandare come una vittoria. E tutto ciò senza nemmeno passare dall’Ars, come andava fatto, considerato che questo patto è fatto sulla pelle dei siciliani che dovranno rinunciare per un piatto di lenticchie a poco più di otto miliardi”.
“L’accordo, inoltre – conclude Sunseri – mette la pietra tombale anche sul tavolo tecnico tra Roma e la Sicilia previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale 62 del 2020 che doveva determinare quali risorse sarebbero spettate alla Sicilia e ora irrimediabilmente precluse dall’accordo chiuso dal governo Schifani”.
“Ribadiamo con forza – dice il capogruppo 5stelle Antonio De Luca – che pretendiamo di conoscere i dettagli di questo accordo capestro fatto con Roma. Schifani deve venire in aula a riferire. Il M5S non farà mai sconti su provvedimenti che rischiano di compromettere il futuro già incerto dei siciliani”.