Bufera sulle elezioni comunali a Palermo. La Polizia ha arrestato per scambio elettorale politico-mafioso uno dei candidati di Forza Italia al Consiglio comunale di Palermo per le elezioni che si terranno domenica prossima. Secondo la Procura, per essere eletto avrebbe stretto un patto con i boss dell’Uditore, i costruttori Sansone, storici alleati del capomafia Totò Riina che ospitarono il padrino di Corleone in una delle loro ville nell’ultimo periodo della latitanza.

Il candidato e i boss arrestati

Gli agenti hanno arrestato Pietro Polizzi, uno dei candidati di Forza Italia al consiglio comunale: il 73enne boss Agostino Sansone, il fratello di Gaetano – il padrone di casa di Salvatore Riina – è stato intercettato dalla squadra mobile nel comitato elettorale dell’esponente politico che sostiene il candidato sindaco del centrodestra Roberto Lagalla.

Per i magistrati, le parole pronunciate non lasciano dubbi: il procuratore aggiunto Paolo Guido, il coordinatore della Direzione distrettuale antimafia, e i sostituti Giovanni Antoci e Dario Scaletta hanno chiesto e ottenuto nel giro di pochi giorni l’arresto di Polizzi e di Sansone, per il reato di 416 ter, “scambio elettorale politico mafioso”.

In manette è finito pure un collaboratore di Sansone, Manlio Porretto.

Un’indagine chiusa in meno di un mese

E’ una indagine chiusa a tempo di record quella che ha portato all’arresto, per scambio elettorale politico-mafioso, il candidato al consiglio comunale di Forza Italia Pietro Polizzi, il costruttore mafioso Agostino Sansone e un suo collaboratore.

Risalirebbe al 10 maggio l’incontro tra l’aspirante consigliere e Sansone durante il quale i due avrebbero stretto l’accordo in vista del voto di domenica. Il capomafia era intercettato e gli inquirenti hanno potuto ascoltare in diretta la promessa di appoggio alle prossime comunali in cambio dell’assicurazione del sostegno da parte del politico. In meno di due settimane i pm, coordinati dall’aggiunto Paolo Guido, hanno chiesto la misura cautelare. Il gip ha emesso il provvedimento in circa 4 giorni.

Il padrino avrebbe offerto il sostegno del suo clan, quello del quartiere Uditore; il politico si sarebbe messo a disposizione. Tanto è bastato per far scattare l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal presidente dell’ufficio Gip di Palermo, Alfredo Montalto.

L’indagine in piena campagna elettorale

Con la nuova formulazione del 416 ter, il reato per il politico scatta non solo con “l’erogazione o la promessa di erogazione di denaro o di qualunque altra utilità”, ma anche con la sola “disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa”, così recita il codice penale.

Un’indagine, questa che è destinata a rinfocolare le polemiche sulla questione morale, che è stata al centro della campagna elettorale di Palermo: il candidato sindaco del centrodestra Lagalla ha ricevuto apertamente il sostegno di due condannati per mafia, l’ex senatore Marcello Dell’Utri e l’ex governatore Salvatore Cuffaro. E, intanto, in segreto, un boss della vecchia guardia tornato in libertà faceva campagna elettorale per uno dei candidati dello schieramento.

Chi sono Pietro Polizzi e i fratelli Sansone

Pietro Polizzi, 52 anni, dipendente di Riscossione Sicilia, è un ex consigliere provinciale di Palermo eletto nelle file dell’Udc, nel 2008. Agostino Sansone è tornato a fare l’imprenditore edile dopo avere scontato una condanna per associazione mafiosa, condanna che hanno avuto anche i suoi fratelli. Gaetano e Giuseppe Sansone furono però coinvolti nelle prime indagini dopo l’arresto di Salvatore Riina, finirono in manette già nel febbraio 1993; Agostino venne invece arrestato nel 2000, all’epoca i pubblici ministeri Maurizio de Lucia e Michele Prestipino gli contestavano di essere il “volto pulito” del clan nella gestione degli appalti, con una grande passione per la politica.

A parlare di lui erano stati i pentiti Angelo Siino, Giovanni Brusca e Giusto Di Natale.

Perquisita l’abitazione e gli uffici di Sansone

Gli investigatori hanno perquisito l’abitazione e gli uffici del costruttore Agostino Sansone, arrestato oggi insieme al suo collaboratore Manlio Porretto, e a Pietro Polizzi, candidato di Forza Italia al Consiglio Comunale di Palermo, impiegato di Riscossione. Sicilia. Sono accusati di scambio elettorale politico-mafioso. L’inchiesta è coordinata dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Scaletta e Antoci. La perquisizione ha riguardato alcuni immobili che si trovano nel complesso residenziale di Via Bernini, lo stesso in cui i Sansone, storici alleati dei boss corleonesi, ospitarono Totò Riina prima dell’arresto.

Il covo dal quale, il 15 gennaio del 1993, il padrino uscì prima di finire in manette è stato al centro di misteri e di un lungo processo agli ex carabinieri del Ros che catturarono Riina. I militari, imputati di favoreggiamento, furono però poi assolti. La sorveglianza della villa da parte del Ros, inspiegabilmente, dopo pochi giorni dall’arresto di Riina venne interrotta e l’edificio fu ripulito dagli uomini di Cosa nostra che, come raccontano i pentiti, avrebbero perfino imbiancato le pareti facendo sparire ogni traccia della presenza del boss e della sua famiglia. Agostino Sansone è fratello di Gaetano e Giuseppe. Noti costruttori con la passione per la politica, erano gli imprenditori di riferimento di Riina nel campo dell’edilizia. Proprietari di un patrimonio enorme, solo in parte confiscato, negli anni sono stati arrestati per mafia. Agostino ha scontato una condanna per associazione mafiosa.

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