Nonostante sia un campione sportivo, ha dovuto subire per mesi le pesanti angherie dei compagni di squadra che negli spogliatoi non hanno esitato a schernirlo, mortificarlo, picchiarlo violentemente.
E’ la storia travagliata di un 16enne palermitano che ha deciso di raccontare tutto ai genitori.
Una storia che si consuma, badate bene, non nelle periferie degradate dove i ragazzi non hanno stimoli positivi, ma nella Palermo ‘bene’.

I 7 bulli, infatti, sei sedicenni ed un diciottenne, sono tutti figli di professionisti.
La madre della vittima, venuta a conoscenza dell’inferno vissuto dal figlio, si è rivolta alla procura per i minorenni.

Le indagini della sezione di polizia giudiziaria della polizia di stato stanno indagando sui riscontri del racconto del giovane perseguitato, che di recente è stato ascoltato dal gip nell’ambito di un incidente probatorio.

Lo scopo del procedimento non è la condanna dei ragazzi ma il loro recupero. I bulli, se la magistratura accerterà che hanno compiuto i gesti di sopraffazione, dovranno seguire una sorta di percorso correttivo dei loro atteggiamenti sbagliati, faranno dei colloqui con gli psicologi, frequenteranno corsi e attività sociali.

Chissà come finirà questa storia. Di certo il bullismo è un fenomeno in crescita, soprattutto sulla rete.
Lo conferma a Repubblica Palermo lo psicologo Maurizio Gentile, coordinatore dell’ Osservatorio contro la dispersione scolastica dell’ Usr Sicilia. “La scuola e la procura per i minorenni lavorano fianco a fianco per combattere il bullismo fra i nostri giovani – dice – e da maggio, è operativo anche un osservatorio permanente contro il bullismo, ha sede a Palermo, in un bene confiscato alla mafia. È soprattutto il cyber bullismo a preoccuparci, quello che si manifesta attraverso i social network”.
La parola d’ ordine è fare rete. Data la difficoltà delle vittime ad aprirsi, fondamentale è la capacità dei genitori di saper comprendere i timidi segnali di aiuto spesso lanciati dai figli.

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