“Moderno, senza fili né transenne e integrato all’interno del contesto di viabilità già esistente”. E’ l’idea di alla mobilità e del Tram contenuta nel programma del candidato a sindaco di Palermo Fabrizio Ferrandelli.

“Già in altre parti d’Europa – precisa il leader dei Coraggiosi – l’implementazione della linea ferrata “a raso” è stata coniugata alla rivalorizzazione dell’arredo urbano con tanto di prato o pavimentazione con mattoni. Le moderne tecnologie per la costruzione della linea ferrata “senza fili”, a captazione dal basso, inoltre, prevedono la limitazione dello spazio e dell’impatto cantieristico mediante l’utilizzo di specifiche apparecchiature automatizzate di posa delle rotaie, già sperimentate nelle principali città moderne. La vera svolta sono i tempi di realizzazione: rispetto alla posa manuale delle rotaie (circa 25 metri al giorno, così come successo per i “cantieri eterni” dell’attuale tram), la posa “automatizzata” oscilla tra i 200 ed i 400 metri/giorno a seconda della curvatura stradale, pari dunque a un decimo del tempo di realizzazione rispetto al recente passato”.

“È chiaro che una cittadinanza già provata dai recenti cantieri abbia il terrore di nuovi scavi e soprattutto di nuove transenne e altri tram prepotentemente inseriti nel traffico, con un innegabile impatto estetico negativo rispetto al contesto urbano. Per questo motivo – aggiunge Ferrandelli – abbiamo immaginato per il centro cittadino le linee di Brt (Bus Rapid Transit) elettrici, meno costosi e immediati nell’implementazione”.

“Le linee inaugurate di recente sono nate già obsolete – continua Ferrandelli. – Quanto accaduto con tali linee, non dovrà più succedere. La città merita un servizio di mobilità migliore, in termini di qualità, modernità, gestione e, soprattutto, in termini di tempi certi di realizzazione. Inoltre, l’indotto del “ferro”, a Palermo e nell’hinterland, gode di una storica e persistente caratura a livello nazionale ed internazionale. Il tram a Palermo deve dunque diventare fonte di investimenti, di manodopera, di sviluppo e deve inevitabilmente avere anche una ricaduta occupazionale”.