All’indomani della debacle d’aula all’Ars, di quel voto segreto che ha cancellato la riforma dei Consorzi di bonifica, la polemica è duplice. Anzi forse addirittura a tre gambe.

Da un lato la “caccia” ai franchi tiratori che hanno votato, nel segreto dell’urna, insieme all’opposizione, dall’altro la polemica su una riforma che, di fatto, non c’è più e infine il passaggio sorprendente che punta addirittura a negare la strategia dell’ostruzionismo messa in campo dalle opposizioni.

La caccia ai franchi tiratori comincia oggi pomeriggio con un vertice fra i capigruppo della maggioranza convocato per le 15 e che non promette certo bene

La cancellazione della riforma

Tutto parte dalla cancellazione della riforma dei Consorzi di bonifica. Il gruppo dei 5 stelle chiede e ottiene il voto segreto su un emendamento abrogativo all’articolo tre della riforma. A favore del provvedimento che cancellava l’articolo si sono espressi certamente sia i pentastellati che il Pd ma conteggiando i voti, nel segreto dell’urna, hanno detto si anche una decina di deputati di maggioranza.

I franchi tiratori

I voti che “cassano” la riforma sono 31 ma gli esponenti dell’opposizione in aula sono 21.
Inevitabilmente sono dieci gli esponenti della maggioranza che hanno votato con l’opposizione ma a permettere che quel voto segreto fosse approvato erano state anche le assenze.

Non hanno votato Margherita La Rocca Ruvolo, Riccardo Gennuso e Bernadette Grasso, tutti esponenti di Forza Italia. I malumori della prima sono noti anche se mai dichiarati, per gli altri due c’è tanto da capire anche se molto è immaginabile. Poi, nella maggioranza, è mancato il voto di Gianfranco Micciché, ad oggi esponente (fondatore) di Grande Sicilia ma che resta nel Gruppo Misto.

Risalire a chi ha votato contro è più complesso ma ancora più difficile capire che tipo di segnale possa mai essere questa scelta.

La Lega attacca gli alleati

“È del tutto evidente che la riforma dei consorzi di bonifica si è arenata anche perchè alcuni colleghi della maggioranza mostrano contrarietà alle innovazioni. Ma vale la pena ricordare che la riforma avrebbe garantito stabilità del personale, efficienza dei servizi e riduzione di costi a carico degli agricoltori. Non è azzardato pensare che all’interno dei gruppi parlamentari di maggioranza qualcuno non abbia chiaro il programma del governo Schifani. Per questo siamo certi che il presidente della Regione troverà il modo per riunire le forze politiche per esaminare quanto è successo, che non può essere sottovalutato. Sarà anche utile tracciare la rotta per i prossimi mesi di lavoro e appurare che se c’è qualcuno che è contrario alle riforme strutturali è bene che lo manifesti in maniera chiara, assumendosi le conseguenze della scelta”. Lo si legge in una nota del gruppo parlamentare della Lega all’Assemblea regionale siciliana, sottoscritta da tutti i deputati.

“Bisogna essere onesti e fotografare che c’è uno strappo politico vero e proprio, portato avanti da franchi tiratori privi di senso di responsabilità. Si è venuto a creare un clima difficile e se qualcuno vuole uscire dalla maggioranza e farsi protagonista di schemi diversi lo dica adesso” aggiunge singolarmente Vincenzo Figuccia, deputato questore della Lega all’Ars, dopo la bocciatura del disegno di legge sui consorzi di bonifica a Sala d’Ercole. “Serve fare chiarezza con un vertice di maggioranza, abbandonando ogni ipocrisia – prosegue -. La Lega non è disposta a tirare a campare, chiediamo lealtà nei confronti del presidente Schifani e quindi dei siciliani”.

I rischi politici da domani

Di fatto il voto di ieri ha fatto concretizzare i timori: il clima che si respira attualmente, alla luce della vicenda dell’inchiesta su Galvagno e Amata, è veramente pessimo. Se la maggioranza non ha risposto all’appello al senso di responsabilità in occasione del primo voto segreto sui consorzi di bonifica come potrà rispondere ad un appello analogo in occasione della Finanziaria bis quando in campo ci saranno ben 345 milioni di euro? E se non si approva la manovra bis tutto l’impianto delle norme economiche rischia di slittare.

Le altre gambe della polemica

Le altre gambe della polemica sono legate alla riforma in se stessa. C’è chi chiede di riproporla ma in questo clima appare complesso e comunque non è materia di oggi e neanche dell’immediato domani.

La Cgil, che aveva lanciato un appello per questa riforma, appello caduto nel vuoto, ora non se la prende con le opposizioni ma con la maggioranza.

“Siamo in presenza di una maggioranza di governo compatta quando c’è da distribuire prebende, mancette e curare le clientele, ma che va in frantumi quando si tratta di varare la prima riforma organica di settore, oppure quando c’è a mettere in campo un atto di programmazione. E’ una maggioranza non in grado di dare risposte: o trovano dunque le ragioni per darle queste risposte o ne traggano le conseguenze” dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino.

“Vediamo in questi giorni- rileva Mannino- che la riforma della rete ospedaliera è criticata anche da pezzi della maggioranza, che fa anche cadere al primo voto una riforma importante come quella dei consorzi. Non siano ora i lavoratori- sottolinea il segretario della Cgil- a pagare l’irresponsabilità del governo e della sua maggioranza: si spostino quindi gli emendamenti di copertura finanziaria per il personale dalla riforma dei consorzi alle variazioni di bilancio”.

In precedenza lo stesso sindacato, per bocca di altri esponenti, si era spinto a dire che governo e maggioranza hanno affossato la riforma dimenticando che per in 5 stelle si trattasse dichiaratamente di una riforma bluff e che il voto segreto, voluto dai pentestallati, è stato sostenuto anche dal Pd anche se votato anche dai franchi tiratori

“Quello che è accaduto a sala d’Ercole con la riforma dei consorzi di bonifica è vergognoso. Il governo e la maggioranza hanno mostrato il loro vero volto, affossando una riforma annunciata da tempo, al centro di trattative e impegno con i sindacati. L’intero Parlamento ha mostrato insensibilità per una riforma importante per il territorio, per l’agricoltura, per i lavoratori” avevano affermano i segretari di Flai Cgil, Fai Cisl e Filbi Uil Tonino Russo, Adolfo Scotti ed Enzo Savarino, che si trovavano davanti All’Ars in presidio assieme ai lavoratori, dopo che l’Aula ha bocciato un articolo fondamentale della riforma producendo uno stop all’iter.