Assoluzione per tutti e 5 gli imputati in appello per il crollo del viadotto Himera sull’autostrada Palermo-Catania, in territorio di Caltavuturo. A darne notizia il Giornale di Sicilia. Confermate in appello le assoluzioni in primo grado per l’ex sindaco di Caltavuturo Calogero Lanza, per l’allora responsabile della protezione civile del Comune mariano Sioreci e per il dipendente Anas Giuseppe Siragusa. Ribaltato invece il verdetto per gli unici due che erano stati condannati in primo grado ad un anno. Si tratta dell’ex dirigente generale della Protezione civile regionale Calogero Foti e dell’altro dipendente Anas, Giuseppe Siragusa. Assolti nel merito al di là quindi dell’intervenuta prescrizione di cui avrebbero potuto beneficiare.
Niente risarcimenti
Dalle varie parti civili, e tra queste Anas e Codacons, erano state avanzate richieste di risarcimento per milioni di euro. Considerando l’assoluzione di tutti e 5 gli imputatile istanze sono state respinte.
Cosa accadde
Come si ricorderà l’autostrada A19 era aperta al traffico mentre una frana proveniente dal versante prospiciente investiva tre pile del viadotto della carreggiata Palermo-Catania. I piloni cedevano nell’aprile del 2015 sotto la poderosa spinta della frana e, poco dopo, il viadotto Himera si adagiava sulla carreggiata Catania-Palermo. Nel corso delle indagini gli inquirenti hanno vagliato tutta la documentazione disponibile e assunto notizie da persone informate sui fatti. La Procura di Termini Imerese si è avvalsa della consulenza tecnica di due esperti in materia di ingegneria geotecnica e geologia, per lo studio del versante e per la ricostruzione della dinamica del fenomeno franoso.
Le accuse formulate dalla Procura
Tutti, secondo la ricostruzione che venne fatta dalla Procura, erano a conoscenza dell’evoluzione del corpo di frana che si era manifestata. Era accaduto nel periodo tra marzo ed aprile del 2015 sul versante prospiciente l’autostrada A19 Palermo-Catania ricadente nel territorio di Caltavuturo.Eppure, sostennero gli inquirenti, non adottarono i provvedimenti dovuti, ognuno in relazione alle specifiche competenze. Inoltre si parlò anche di condotte omissive per cause indipendenti fra loro e nelle rispettive qualità degli indagati. Gli investigatori sostennero la tesi, che non ha retto in aula in secondo grado, che erano a conoscenza delle gravi condizioni di dissesto del versante “ponendo in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti”.
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