Lo hanno definito il primo confronto pubblico fra i candidati sindaco. Ma in realtà i sette candidati (meno uno dimenticato negli inviti e che polemizza su facebook) palermitai al teatro Don Bosco sono andati solo a prendere la prima reprimenda preventiva del pastore palermiano. un lungo discorso durante il quale Lorefice ha detto cosa serve a Palermo e come un sindaco debba servire la città.

Solo un atto di mera cortesia quello di far intervenire brevemente tutti. Il protagonista era Lorefice, i candidati sono gli scolari. Niente domande, niente confronto.

Dieci minuti di tempo ciascuno per raccontare la propria visione della città, affrontando le istanze lanciate dall’ arcivescovo Corrado Lorefice, con un bambino, Giuseppe, di 10 anni, che ha estratto a sorte la lettera del candidato che esordirà a parlare. È stato questo il metodo dell’iniziativa organizzata dalla Rete sinodale della comunicazione (Cec) dove i candidati alla poltrona di sindaco di Palermo in vista delle prossime amministrative si sono incontrati.

“Speriamo che questo sia il primo di tanti confronti, perché credo che la città abbia bisogno di conoscere diversi programmi e progetti. Prendo questo come un invito, Palermo ha bisogno di ritrovare un senso di comunità, e chi meglio dell’Arcidiocesi può essere l’interprete”, ha detto il leader de I coraggiosi, Fabrizio Ferrandelli. “Questa è un’ occasione per registrare l’avanzamento di una città che non vuole ripiombare nella palude”, ha affermato Leoluca Orlando, che corre per essere riconfermato.

“Prima vengono i palermitani. Ben venga Palermo capitale dell’accoglienza, ma una città va amministrata come un buon padre di famiglia che deve pensare per prima cosa ai cittadini palermitani – ha osservato il candidato Ismaele La Vardera – Come accogliere se abbiamo realtà come Zen, Borgonuovo e le periferie abbandonate a loro stesse?”.

“Abbiamo avviato un’esperienza che prevede la partecipazione dei cittadini per un’inversione di marcia su attività produttive, lavoro e politiche abitative a Palermo”, ha sostenuto il candidato pentastellato Ugo Forello.

“Sono orgoglioso di essere il sindaco di una città finalmente viva, rispetto a chi voleva ridurla una palude, guardi don Corrado, la città è viva”. Così il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, indicando la sala gremita nel corso del suo intervento al dibattito tra gli aspiranti candidati al teatro Ranchibile don Bosco, alla presenza dell’arcivescovo Corrado Lorefice. L’intervento del ‘professore’ è stato particolarmente divisivo, con una platea spaccata tra fischi e applausi. Orlando ha poi citato le cifre del bilancio di Palermo, confrontandolo con i debiti delle altre capitali (Roma oltre un miliardo, 4 miliardi Milano, ndr). “È una città virtuosa”, ha detto. “Siamo ricchi e non lo sappiamo”, ha aggiunto. Migranti e mobilità i temi più contestati per tutti i candidati. “Volete davvero che mi commuova di fronte al tram? – ha proseguito Orlando – Saranno i progettisti a suggerire le forme estetiche adatte su via Libertà. Il piano regolatore che abbiamo immaginato è a consumo di suolo zero, al contrario di altri. La verità è che abbiamo rotto l’isolamento. Se non hai una visione finisci in mano al primo farabutto che passa”.

“Io ho una visione che non contempla il tram in via Libertà o a Mondello – ha detto Fabrizio Ferrandelli, l’ex Dem sostenuto da Fi e Cantiere Popolare – strappando applausi alla platea – questa città ha avuto troppi cantieri, è stata ostaggio del traffico, non possiamo permetterci ulteriori costi di infrastrutture, meglio investire in bus elettrici che costano molto meno”.

“Del tram al palermitano non frega niente”, ha detto Ismaele La Vardera, sostenuto dalle liste Noi con Salvini e Fratelli di Italia, fischiato e contestato con cori di “vergogna” quando ha ricordato l’inchiesta del procuratore di Catania sulle Ong accusate di lucrare sui salvataggi in mare. “Non nascondiamoci dietro la retorica – ha affermato – una città che accoglie deve prima pensare ai bisogni dei palermitani”.

“Il salvataggio dei migranti è un dovere irrinunciabile e verrà garantito nelle prossime amministrazioni ampliando i poteri della consulta delle culture e delle associazioni anti tratta”, ha assicurato il candidato del M5s Forello.

“Il vescovo non è un politico e neanche un portatore di interessi. L’orizzonte di ogni politica autentica è il bene comune che si trasforma in un appello alla solidarietà – ha detto a tutti Lorefice – Occorre assumere uno sguardo dal basso sulla città a partire dalla marginalità e dalle sue fragilità. Bisogna stare dentro la città, percepire i suoi drammi, dare voce a chi non ha voce. La democrazia è ascolto delle ragioni di ciascuno. Per questo siamo qui”.