Il carabiniere Alessandro Rumore, indagato per falso e truffa davanti al gip Wilma Mazzara ha chiarito la sua posizione, facendo anche parziali ammissioni di colpa per alcune accuse. 

L’uomo, che si trova ai domiciliari, avrebbe gonfiato gli importi di alcuni rimborsi spese per trasferte a Roma, città in cui andava spesso proprio per il suo impegno sindacale.

In alcuni casi avrebbe attestato viaggi mai fatti. La truffa ammonterebbe a oltre 50 mila euro. Rumore ha ammesso che in alcuni casi, in effetti, non si sarebbe recato a Roma, ma ha ribadito che in altri episodi – che gli vengono contestati (sono 46 le missioni segnalate nell’inchiesta) – non ci sarebbe stato nessun illecito e che può dimostrare di essere andato nella Capitale per lavoro. Rumore, accusato anche del reato di induzione indebita a dare o promettere utilità, ha respinto questa contestazione.

Secondo gli inquirenti, allo scopo di diventare il responsabile occulto della sede locale della società di vigilanza privata “La Sicurezza”, che doveva aprire a Partinico, avrebbe spinto alcune guardie giurate in servizio alla Europol, società concorrente, a dimettersi. I vigilanti sarebbero stati assunti, poi, grazie all’intercessione di Rumore a “La Sicurezza”.