Spiega Totò Cardinale che la politica deve essere “costruzione del bene comune, utilizzando tutte le forze disponibili e compatibili”. Parte così da Mappa, dal centro della Sicilia, un percorso per un centro per la Sicilia. Con vista sull’Europa che verrà. Non è un semplice gioco di parole, poiché quelle terre che rappresentano la parte mediana dell’isola, e centro lo sono non soltanto in una dimensione geografica, sono impregnate di cattolicesimo democratico. Di quella tensione, Totò Cardinale, leader della sinistra democristiana già alla fine degli anni Ottanta, incarna spirito, passione e determinazione.
Appuntamento a Mappa
A Mappa si sono dati appuntamento quasi un migliaio di sostenitori di questa idea politica e sociale, prospettiva che vede nella traiettoria segnata dal segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, un progetto di “casa comune” inseguito, talvolta per strade impervie, da almeno trenta anni. La cornice della kermesse è il sostegno alla candidatura di Edy Tamajo al Parlamento europeo. Ricerca del consenso? Sì, ma il ragionamento va oltre. C’è passione, c’è impegno, c’è la volontà di proseguire un cammino ma soprattutto trabocca il sentimento. Che raggiunge il culmine quando dal palco Tamajo ripercorre la strada percorsa – quasi tre lustri – a fianco di Totò Cardinale: il volto dell’ex ministro si scioglie in una nota di commozione.
Cardinale, “Forza Italia può catalizzare nuovo consenso tra moderati”
Il dato politico dell’incontro non resta però appeso alla ricerca del voto. Così, tocca a Cardinale dettare la reason why di una missione politica che per Forza Italia appare una nuova scommessa, da declinare con la consapevolezza di un confronto necessario tra le tante anime del movimento. “La missione di Forza Italia? In un momento in cui mancano soggetti politici capaci di catalizzare consenso – annuisce – allora Forza Italia si deve dare questa missione. Mi pare che Tajani voglia proprio questo: raccogliere le varie anime, il mondo liberale e democratico, l’anima progressista e quella moderata, per creare una dialettica all’interno del partito che faccia primeggiare chi ha più consenso. Questo è un principio che sta dentro le regole di una democrazia compiuta”.
Non mancano le tensioni all’interno della compagine e l’ex ministro non lo nasconde. L’auspicio è arrivare alla condivisione di precise regole d’ingaggio: “Chi dovesse vedere con riluttanza e astio questo progetto, abbia presente che questa missione, la missione di Tajani, vuole recuperare tante energie che stanno all’esterno di Forza Italia e ancora oggi non sono in grado di decidere”.
Secondo l’analisi di Cardinale, il partito guidato a livello nazionale da Tajani ha la possibilità di “crescere sul piano del consenso, nel rispetto delle articolazioni e delle posizioni interne”. Ma non a tutti i costi, è importante che venga garantita pari dignità a tutti. “Noi rispettiamo le posizioni degli altri, chiaramente chiediamo che venga rispettato anche il nostro punto di vista” è il messaggio nella bottiglia inviato alla grande comunità azzurra.
Con Renzi la grande occasione perduta
Per Cardinale è come se l’orologio della politica abbia fatto un balzo all’indietro di dieci anni. Si tratta, perciò, di non commettere gli stessi errori di quella fase storica. Il riferimento è a Matteo Renzi e a quell’occasione perduta.
“Nessuna polemica, ma l’ego di Renzi ha rovinato tutto”
“ Non amo polemizzare, ma ho memoria e sto ricordando un fatto. Con Renzi avevamo raggiunto il 41 per cento di consensi. Noi veniamo da lì, inutile nasconderlo. Noi veniamo dall’esperienza prima della Margherita e poi del partito democratico. Eravamo la parte liberal democratica del PD. .Renzi era uno di noi. Aveva avuto ragione e aveva ottenuto grande consenso nel Paese. Era una grande speranza per la politica italiana”. Quell’esperienza va declinata al passato. “Renzi non ha saputo gestire quel consenso. Ha privilegiato il suo ego, ha messo in primo piano il suo interesse a farsi legittimare dai cittadini, con un referendum che in quel momento si poteva evitare e si sarebbe potuto evitare se lui si fosse limitato a essere il capo di quel governo che aveva lavorato per fare approvare una importantissima legge di riforma costituzionale”.
Per Cardinale, “quel Referendum centrato sulla figura di Renzi è l’inizio dell fine, la fine di un sogno, di un progetto. Avere il 41 per cento dei voti è stata una cosa assolutamente imprevedibile e straordinaria”.
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