“Le zone economiche speciali sono un modello di sviluppo,  qualcuno li chiama strumento di coesione. Io preferisco definirli attraverso la loro specialità amministrativa ed  economico fiscale. Sonon uno strumento che dovrebbe dare alle imprese un motivo in più per insediarsi nelle zone del Mezzogiorno”. A Talk Sicilia, Carlo Amenta – Commissario del Governo per le Zes della Sicilia Occidentale – ha spiegato il funzionamento ed i vantaggi connessi all’introduzione delle zone economiche speciali nel Mezzogiorno. Docente di Global Management ed Economia e Gestione delle imprese all’Università di Palemo, Amenta spiega come questo strumento di coesione sia necessario per “ridurre quel gap fra il Pil del Sud, in particolare della Sicilia e del resto d’Italia che, ricordiamolo, di fatto non è mai, non si è mai ridotto se non per un periodo piuttosto breve, diciamo tra la fine degli anni 60 e l’inizio degli anni 70”. 

Perchè le Zes porteranno vantaggi?

Ma perchè le Zes dovrebbero funzionare se in questi anni, nella gestione dei fondi comunitari molte regioni, soprattutto al Sud, hanno segnato il passo? “Le Zes sono state istituite nel 2017 – spiega l’economista – ma non hanno funzionato di fatto, purtroppo, fino al 2021, quando, proprio grazie a una riformail governo Draghi inserisce la figura dei commissari straordinari. Capita spesso, purtroppo, nel nostro Paese. Quando una cosa non funziona si decide di fare un commissario. L’arrivo dei commissari ha consentito l’avvio dello strumento.  È un’unione istituzionale tra il governo centrale e la presidenza del Consiglio che i commissari rappresentano e la Regione che è poi la depositaria del piano strategico . Credo sia una soluzione che ci deve fare ben sperare”.

Le due linee operative delle Zes

Le Zes propongono due direttrici di intervento.  In estrema sintesi, da una parte per le imprese esiste un  beneficio fiscale, perché in buona sostanza le imprese che si insediano, che hanno sede all’interno delle Zes possono avere dei benefici fiscali. Il secondo braccio di questa operazione deve essere quello di essere attrattore di investimenti.

Non solo benefici fiscali

Il beneficio fiscale  è certamente importante – continua Amenta – nel senso che c’è il cosiddetto Credito Sud che già esiste, che viene potenziato fino a 100 milioni, con la possibilità di acquistare il capannone e il terreno, ristrutturare e ampliare il proprio capannone. Poi ci sono altre misure, tra cui il contratto di sviluppo. Ci sono un’insieme di benefici, però, diciamolo chiaramente, non sono paragonabili con quelli del resto dell’Europa e con Polonia o in Serbia o in altri Paesi, dove Si riesce ad avere addirittura il 100% dell’investimento a fondo perduto. E da questo punto di vista non siamo competitivi. Dove invece ritengo che possiamo essere competitivi è proprio nella parte amministrativa. Nel secondo braccio, appunto di cui parliamo: il Commissario è tenuto a rilasciare all’impresa che fa richiesta di investire in una determinata parte del territorio un’autorizzazione unica secondo il principio anglosassone del one stop shop, quindi del negozio in cui si va una volta soltanto. L’iter  di ogni progetto  è abbreviato per legge, grazie ai poteri speciali dati al commissario. Questo, ovviamente se il progettolo merita, nel senso che ha tutte le carte in regola”.

Zes, obiettivo burocrazia zero per chi vuole investire

Quindi, per chi vuole investire nelle Zes sarà necessaria un’autorizzazione unica, un pezzo di carta che è l’unica cosa che gli serve per potere avviare quindi la sburocratizzazione e la semplificazione amministrativa, a mio avviso la chiave vincente delle aziende italiane.       

La versione podcast della puntata di Talk Sicilia

 

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