Non sappiamo se l’anno nuovo sarà migliore di quello appena trascorso, se peggiore o se in fondo, per dirla con le parole del passeggero, in replica al venditore di almanacchi nelle operette morali di Leopardi, sarà desiderabile comunque “una vita a caso, e non saperne altro avanti”… Messo da parte il punto dolente, il lavoro, in una terra che conosce tristemente il primato di una disoccupazione dilagante, e la salute, che affidiamo (anche) a uno stile di vita che abbiamo imparato essere la prima prevenzione nel non ammalarsi, non ci resta che l’amore!
E proprio di amore si è in definitiva parlato con il filosofo Luciano Sesta nei giorni scorsi a Palermo, presso Cinamatocasa (il suggestivo e caratteristico cineristorante di Via Maqueda, negli ambienti de la Cavallerizza di Palazzo Busacca di Gallidoro, ndr): dell’amore “liquido” fra libertà e desiderio.
Anche in amore, come nel ventaglio di Lady Windermere, commedia di Oscar Wilde, “due soltanto sono le tragedie a questo mondo; la prima consiste nel non raggiungere quello che si vorrebbe, l’altra nell’ottenerlo. Quest’ultima è la peggiore e vera tragedia!”. Ma Luciano Sesta ha provocato in tutti i presenti riflessioni su un tema dove l’irrazionale spadroneggia da sempre, perché inevitabilmente l’amore è un campo di battaglia fra molti morti e feriti! Il matrimonio, poi… farebbe morire l’amore di routine! Semmai (sic?) “un secondo matrimonio è il trionfo della speranza dell’esperienza!”.
E, se come detto, l’amore muore di routine, Romeo e Giulietta sono davvero l’emblema di questo paradigma. In realtà, l’amore ha delle fasi e chiunque si innamori sviluppa emozioni ricche e coinvolgenti. L’amore cresce al di là della passione che in fondo ne è lo stadio iniziale. E poi la domanda di sempre… ma gli uomini sono “naturalmente” single o poligami? E una risposta tagliente: “la monogamia è da sempre sotto assedio!”. E una mia controreplica, forse irriverente (e rimasta senza risposta): ma la rivoluzione sessuale degli anni Settanta del secolo scorso, ha reso le donne single o poligame? L’arte di amare, così, in un regime di amore liquido, significa uscire incolume dalle relazioni. Certo, si dà conto che “c’è sempre un istinto monogamico nell’innamoramento e che l’ignoranza di come andrà a finire protegge la speranza che l’amore duri per sempre”. Ma in questa unione di cuori, in questo ideale d’amore da tutti anelato, Alcesti insegna universalmente come, in effetti, là dove c’è sofferenza per l’amato, lì c’è senz’altro amore: la sposa infatti rende, nella tragedia di Euripide, la vita per suo marito. E il principale nemico dell’amore diventa così alleato in una prospettiva, appunto, d’amore. L’amicizia fra marito e moglie, poi, è quella più naturale, perché ne comprende tutte e tre le dimensioni ossia l’utilità reciproca, il piacere condiviso e il vero bene degli amici (Aristotele).
Luciano Sesta ha poi dato conto di come certi osservatori abbiano chiosato in epoche diverse di come il matrimonio appaia addirittura incompatibile con l’amore, perché questo sentimento deve essere libero e spontaneo. Ma oggi il matrimonio è in crisi o no? Falso, secondo Sesta (ci riserviamo di approfondire con il docente di filosofia le ragioni di tale asserzione). “Oggi infatti – prosegue Sesta, difficile negarlo – c’è un contesto (a dispetto del passato e dei matrimoni combinati) in cui la coppia, in piena coscienza, opera autonomamente”. E questa operosità s’inserisce in un “progetto”, in una inevitabile “promessa”. Perché “senza parole date, senza debito onorato, alla fine non si è che delle comparse, dei fantasmi che si accoppiano” (Singer in “Elogio del matrimonio, del vincolo e altre follie”). Infine, nell’anno che si appresta ormai a chiudere, il tema dei temi, il “problema” atavico del tradimento, che viene parimenti affrontato con alcune citazioni letterarie come pure con l’aiuto delle scienze umane e della filosofia. Emerge così come la gelosia sia in fondo un sentimento monogamico: la giusta aspettativa di essere unici e irripetibili! Così intesa, la gelosia sarebbe un buon sintomo di amore che andrebbe persino rivalutata (è semmai la sua versione paranoica ad aver indotto molti a screditare tout court la gelosia come sentimento immaturo). E se volessimo parafrasare una citazione cinematrografica per l’anno che verrà, non possiamo scegliere in amore se soffrire o meno nella vita, ma (perlomeno!) “possiamo scegliere per chi soffrire” (dal film “Colpa delle stelle”). E dunque, vogliatevi bene, amatevi reciprocamente. E chiaramente buon anno a tutti all’insegna dell’amore.
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