“I fatti che sono emersi a seguito della poderosa indagine condotta dal Nucleo di Polizia Economico e Finanziaria di Palermo della Guardia di Finanza lasciano senza fiato. È davvero surreale innanzitutto percorrere – attraverso conversazioni captate e immagini che evocano le più oscure pagine di storia – il vissuto di 23 anime rinchiuse (letteralmente) fra le mura del centro residenziale per soggetti disabili Suor Rosina La Grua in Castelbuono. Nell’approcciarsi alla lettura ed allo studio delle condotte che saranno descritte non si può che prendere le mosse dalle Carte dei Diritti Fondamentali che rappresentano uno dei traguardi più importanti delle società moderne. Non potrà che sentirsi forte l’eco dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che proibisce la tortura ed il trattamento o pena inumani o degradanti. Gli ospiti della comunità Suor Rosina scontano quotidianamente la pena della loro disabilità con il loro essere sottoposti a torture sistematiche che aggravano la loro condizione mentale e ne devastano il corpo”. Il gip Angela Lo Piparo nell’ordinanza non nasconde il turbamento per l’inchiesta Relax che ha portato agli arresti 17 persone e altre 18 indagate tutti operatori e vertici della struttura Suor Rosina La Grua Onlus.

“Ogni diritto più elementare violato con insulsa freddezza”

“Ogni loro più elementare diritto è violato con una inusitata freddezza ed una impietosa indifferenza e tutto questo, oltre a restare impresso nei loro corpi, è stato registrato dalla indagine poiché vi sono in atti le immagini dello scempio che ogni giorno si consuma ai loro danni – aggiunge il gip – I pazienti, alcuni dei quali molto giovani, sono denutriti (la privazione del cibo è una delle ‘punizioni’ che gli vengono inflitte), sono sottoposti a cure farmacologiche inadeguate che li riducono in stato comatoso al tempo stesso minando ulteriormente la loro salute già cagionevole, vengono picchiati (a volte selvaggiamente presi a calci, a volte strattonati, abitualmente gli si tirano le orecchie o i capelli), abbandonati a se stessi nudi nel cortile o riversi per terra anche sotto la pioggia, lasciati sporchi e sovente puliti con guanti da cucina. Infine ‘i ragazzi’ vengono ‘puniti’ e rinchiusi per lunghe ore, anche al buio, in quella che sarebbe ironico – se non fosse atroce – viene chiamata ‘sala relax’ ovvero una piccola cella, senza finestre, completamente vuota con il pavimento rivestito di gomma ed una finestra in alto. Restano rinchiusi anche per ore e senza neanche poter espletare i loro bisogni fisiologici che fanno addosso lì per terra andando incontro a scherno insulti ed ulteriori vessazioni”.

La difesa dei vertici della Onlus

Gli avvocati Giovanni Avila e Stefania Schillaci, in qualità di difensori della famiglia Di Marco, soci e legali rappresentanti della Onlus al centro delle indagini della Guardia di Finanza di Palermo e della Procura di Termini Imerese prendono atto delle contestazioni amministrative e contabili mosse e sono sicuri di poter chiarire la correttezza delle procedure.

Ribadiscono la piena fiducia nella magistratura e condannano senza riserva alcuna ogni forma di violenza da chiunque perpetrata soprattutto nei confronti di soggetti inermi che per quanto si è appreso ad oggi, attraverso gli organi di stampa, risulterebbero perpetrate all’interno della struttura di cui i nostri assistiti sono solo amministratori e legali rappresentanti e non svolgevano mansioni operative.

Su ogni profilo i nostri assistiti sono pronti a fornire agli inquirenti qualsiasi chiarimento.

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