I prezzi di acquisto delle case scendono ancora ma “i canoni di locazione proseguono, per il quarto anno consecutivo, la risalita (+3,1%) verso i livelli pre-crisi di 10 anni fa, con prezzi medi mensili inferiori del solo 5,8% rispetto ai valori del 2009 (641 euro)”.
La rilevazione arriva dal Rapporto sulle locazioni 2018 di Solo Affitti, rete immobiliare specializzata nella locazione con circa 300 agenzie, elaborato con il supporto scientifico di Nomisma.
Il rapporto segnala la domanda da parte di giovani coppie e lavoratori trasfertisti. In città come Milano, Bologna e Cagliari basta meno di un mese per affittare un’abitazione. Milano, con una media di 1.161 euro al mese per le case arredate, è il capoluogo più caro d’Italia per andare in affitto, con prezzi superiori di oltre il 25% rispetto a Roma (925 euro) e di quasi il 58% rispetto a Firenze (736 euro). I capoluoghi più a buon mercato restano anche quest’anno Catanzaro (379 euro), Perugia (417 euro) e Potenza (426 euro).
La crescente richiesta di immobili in affitto soprattutto da parte di giovani coppie e di lavoratori in trasferta – spiega il rapporto – ha determinato un aumento dei prezzi in particolare per i monolocali (+4,8%) e i bilocali (+4,6%), specialmente richiesti in centro città.
In linea con la media generale sono cresciuti i canoni dei trilocali (+3,2%), mentre gli incrementi sono stati più limitati per gli appartamenti di grandi dimensioni, come i quadrilocali (+1,1%), richiesti maggiormente nelle zone periferiche della città.
“Nel giro di un paio d’anni – afferma Silvia Spronelli, presidente di Solo Affitti – i canoni d’affitto potrebbero anche superare i livelli del 2009 quando è cominciata la crisi. L’incremento della domanda è favorito da una società sempre ‘più liquida’. La ricerca evidenzia poi che la tipologia contrattuale più utilizzata nelle città capoluogo di regione è quella a canone concordato che, in crescita rispetto allo scorso anno, ha raggiunto una diffusione vicina al 70% (68,2%). Al risultato hanno contribuito i contratti 3+2 (35,8%), quelli per studenti universitari fuori sede (13,9%) e quelli transitori (18,5%). A favorire il successo del contratto a canone concordato è la possibilità per i proprietari di accedere alla cedolare secca al 10% (anziché al 21%) e allo sconto del 25% sull’Imu.
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