La condanna di tutti gli imputati coinvolti nella vicenda dell’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Muktar Ablyazov rimpatriata nel 2013 e poi tornata in Italia, è stata chiesta dal pm di Perugia Massimo Casucci al termine della sua requisitoria davanti al tribunale del capoluogo umbro.
In particolare due anni e quattro mesi sono stati chiesti per l’allora capo della squadra mobile romana Renato Cortese e due anni, due mesi e 15 giorni per l’ex dirigente dell’ufficio immigrazione Maurizio Improta.
Al termine di otto ore di requisitoria il pm ha chiesto l’assoluzione dal reato principale di sequestro di persona del giudice di pace che si occupò del caso Stefania Lavore e del poliziotto Stefano Leoni, che era in servizio all’Ufficio immigrazione.
Per loro il magistrato ha sollecitato la condanna rispettivamente a un anno e 15 giorni e un anno di reclusione.
Chiesti inoltre un anno, due mesi e 15 giorni per Luca Armeni e un anno, dieci mesi e 15 giorni per Francesco Stampacchia, entrambi funzionari della squadra mobile, e un anno e cinque mesi per Vincenzo Tramma, agente dell’ufficio immigrazione. Per tutti gli imputati il magistrato ha chiesto la concessione delle attenuanti generiche e l’assoluzione per alcuni dei capi d’imputazione contestati.
Nel processo sono stati ipotizzati a vario titolo diversi episodi di falso, oltre al sequestro di persona ai danni di Alma Shalabayeva e della figlia Alua, che all’epoca dei fatti aveva sei anni.
Cortese e Improta hanno assistito in aula a tutta la requisitoria. Hanno quindi lasciato il palazzo di giustizia senza commentare le richieste del pubblico ministero.
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