La sesta sezione della corte di cassazione ha annullato la condanna a due anni di reclusione che era stata inflitta al geometra Roberto Federico con il rito abbreviato dal gup di Palermo e confermata dalla corte di appello di Palermo.
Ricorso accolto dalla Cassazione
La corte di cassazione ha accolto il ricorso proposto dagli avvocati Massimo Motisi e Marco Aricò. Secondo i legali nel corso del processo vi era stata un’errata interpretazione dalla lettura delle intercettazioni da parte dei giudici di primo e secondo grado. Il processo dovrà ripartire da zero in un’altra sezione della corte di appello. Nel processo si è costituito parte civile l’amministratore unico della Tek infrastrutture srl, indagato nella vicenda sulla morte dei cinque operai durante i lavori nell’impianto delle fognature a Casteldaccia.
Altri imputati ancora sotto processo
Nella vicenda sono ancora sotto processo, con rito ordinario e in corso di celebrazione in primo grado, l’architetto Mario Palumbo, direttore dei lavori del cantiere, e Rosario Zummo, responsabile dell’area tecnica ed amministrativa del patrimonio dello Iacp e responsabile unico del procedimento per la manutenzione degli immobili dell’istituto.
Pizzo e favoreggiamento a Brancaccio, bocciate le parti civili fra cui il Comune
Stop alle parti civili nel processo contro i commercianti di Brancaccio accusati di favoreggiamento per aver negato di pagare il pizzo nonostante gli inquirenti avessero ormai in mano le prove delle estorsioni.
Il gip Stefania Brambille ha bocciato le richieste avanzate dal Comune di Palermo, dalla Confcommercio, dal Centro Pio La Torre e dall’Associazione Nino Caponnetto. La motivazione ufficiale è il ritardo nella presentazione delle richieste di costituzione, ritardo considerato insanabile.
La reazione di Confcommercio
“Dispiace che non sia stata ritenuta ammissibile la nostra richiesta di costituzione di parte civile al processo contro i commercianti accusati di favoreggiamento alla mafia di Brancaccio. Si tratta di puri aspetti tecnici che non modificano in alcun modo la nostra posizione di ferma condanna contro i fenomeni criminali dell’estorsione e dell’usura e di ferma condanna nei confronti della mafia. Ma anche di condanna verso chi non denuncia nemmeno dinanzi all’evidenza” ha detto Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo e vicepresidente nazionale con delega alla legalità.
C’era volontà di costituirsi
“La nostra volontà era quella di costituirci perché questa è una storia molto brutta, il comportamento di questi commercianti perpetua un sistema che danneggia l’economia sana della città che negli ultimi anni ha imparato a sviluppare gli anticorpi e l’impermeabilità alle richieste di pizzo. Anche chi non denuncia danneggia l’economia sana e contribuisce alla sovraesposizione delle vittime che hanno scelto di denunciare”.
“Ribadiamo il nostro invito a denunciare sempre i fenomeni di taglieggiamento – conclude la Di Dio -. Confcommercio sarà sempre al fianco di coloro che decidono di seguire il percorso della giustizia, non solo virtuoso ma anche doveroso, mettendo a disposizione gli sportelli antiracket e antiusura che servono a supportare le vittime sotto tutti gli aspetti che riguardano l’accompagnamento alla denuncia”.
Le parti ammesse
A giugno scorso lo stesso Gip aveva, invece, ammesso tre nuove parti civili nel processo in cui sono imputati pure 31 commercianti che negarono di avere pagato il pizzo. Si tratta di Addiopizzo, Federazione antiracket e Sportello di solidarietà.
Commercianti alla sbarra per non aver denunciato
E’ iniziato a fine marzo fa fra le polemiche il processo a 31 fra imprenditori e commercianti del quartiere Palermitano di Brancaccio al tempo stesso vittime e complici degli estorsori della mafia, Sono tutti accusati non solo di non aver denunciato le richieste estorsive ma di averle perfino negate nonostante le intercettazioni che le rendevano evidenti.
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