Condannato in via definitiva alla pena di sette anni e mezzo l’ex vigile urbano di Castelbuono, nel palermitano, Domenico Cillufo. I giudici della Suprema corte hanno confermato la pena inflitta in appello per violenza sessuale, circonvenzione di persona incapace ed estorsione. Nel corso del processo sono emersi fatti e particolari davvero agghiaccianti.
Nel 2017 iniziò tutto
Il 13 marzo del 2017 una badante romena denunciò il vigile urbano già allora in pensione, Domenico Cillufo, il quale gestiva le finanze di una novantenne malata, residente a Castelbuono. L’uomo, dietro la minaccia del licenziamento, avrebbe estorto alla badante 5.500 in 5 anni, facendosi dare indietro la metà del suo stipendio e dei contributi Inps che versava per lei. Ad essere venuto fuori è stato ben altro nel corso dei vari dibattimenti: la stessa badante ha spiegato di aver comprato online una telecamera per riprendere quanto accadeva; oltre ad estorcere denaro, l’uomo avrebbe violentato la novantenne.
Le immagini vagliate dai carabinieri
Il maresciallo dei carabinieri Ernesto Nese, che quelle immagini le ha visionate, davanti al collegio presieduto dal giudice Vittorio Alcamo ha detto che l’uomo ripreso dalla telecamera “è girato, con i pantaloni abbassati, ma si riconosce chiaramente che è Cillufo”. Il militare ha descritto la scena: “Le è salito di sopra e si sente la signora che grida: basta, basta”. Gli avvocati della difesa, Massimiliano Fiasconaro e Bartolo Musciotto, avevano chiesto al sottufficiale se si trattava di una sua deduzione, ma il giudice è stato categorico: “Nessuna deduzione, il teste ha riferito sulla visione del filmato”.
Le parole della badante
La badante ha parlato delle continue minacce subite: “Sei una schiava – le avrebbe detto l’uomo – Sei romena e devi stare zitta. Qua comando io, se vuoi stare qui fai come dico io. O paghi o ti licenzio”. E ancora: “Stai attenta perché qua c’è la mafia e ti può fare male, mio padre ha lavorato dal capomafia della zona”.
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