Palermo

C’è un nuovo pentito nei clan di Palermo, Francesco Terranova di Villabate

C’è un nuovo pentito nella mafia palermitana: si tratta di Francesco Terranova, finito in carcere ad aprile e passato tra i ranghi dei collaboratori di giustizia ad agosto.

Chi è il pentito

Terranova ha 50 anni e per anni è stato il reggente della famiglia mafiosa di Villabate, ma la sua militanza in Cosa Nostra è ancora più lontana nel tempo. Ora vive sotto tutela del Servizio centrale di protezione in una località segreta.

Scarcerato nel 2021 finì subito nel mirino degli inquirenti che intercettarono una serie di sue conversazioni dalle quali emerse il suo rientro da capo negli affari e nelle questioni di Cosa nostra.

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Francesco Terranova, già condannato per mafia e ritenuto al vertice del clan di Villabate, era uno degli indagati dell’operazione “Luce”, messa a segno il 26 aprile scorso dai carabinieri, al quale era stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini e che rischiava quindi il processo. Ma qualcosa di decisivo deve essere cambiato nella sua vita, visto che il 21 settembre scorso, nella richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai sostituti procuratori Francesca Mazzocco e Gaspare Spedale, risulta invece essere diventato un collaboratore di giustizia.

L’udienza preliminare

L’udienza preliminare è stata fissata davanti al gup Marco Gaeta per il mese di gennaio e nell’atto Terranova figura infatti sotto protezione ed ha cambiato anche avvocato, affidandosi a Monica Genovese, che storicamente assiste chi decide di passare dall’altra parte della barricata. Si è pentito, quindi, dopo aver già trascorso in passato diversi anni in carcere ed essere tornato definitivamente libero il 5 aprile dell’anno scorso.

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Da quel momento era formalmente impiegato part time in un’azienda dolciaria, ma per la Procura avrebbe preso il comando del clan di Villabate e proprio per questo era stato nuovamente arrestato dopo poco più di un anno, il 26 aprile scorso, assieme a Salvatore Lauricella, figlio del boss della Kalsa, Antonio “u scintilluni”, a Giovanni La Rosa, a Vito Traina e Antonino Ciaramitaro.

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