Era ricercato dal 6 luglio dopo che era sfuggito ai provvedimenti di fermo nell’operazione Vento scattata contro gli esponenti del mandamento mafioso di Porta Nuova dopo l’omicidio di Giuseppe Incontrera avvenuto lo scorso 30 giugno.

Di Michele si nascondeva in una villetta a San Nicola L’Arena

Nicolò Di Michele, 32 anni, è stato trovato dai carabinieri in una villetta a San Nicola L’Arena, in territorio di Trabia. I militari del nucleo investigativo dopo indagini e pedinamenti hanno scoperto il rifugio. Di Michele è stato portato nel carcere Lorusso al Pagliarelli.

Dai domiciliari al carcere per aggravamento della pena un 28enne

In carcere per aggravamento della pena Giuseppe D’Angelo, 28 anni, che era finito ai domiciliari nell’operazione Vento 2 scattata a metà luglio. D’Angelo durante l’esecuzione del provvedimento aveva tentato di darsi alla fuga, ma poi era stato rintracciato e messo ai domiciliari. Il gip ha disposto gli arresti sempre nel carcere Lorusso Pagliarelli.

I fermati nell’operazione Vento

I fermati nell’operazione Vento dei carabinieri del comando provinciale di Palermo sono stati: Giuseppe Di Giovanni, 42 anni, Tommaso Lo Presti, 57 anni, Giuseppe Auteri, 47 anni, Calogero Lo Presti, 69 anni, Giuseppe Giunta, 35 anni, Domenico Lo Iacono, 46 anni, Salvatore Di Giovanni, 28 anni, Antonino Ventimiglia, 52 anni , Roberto Verdone, 51 anni, Nicoló Di Michele (si era reso irreperibile), Salvatore Incontrera, 25 anni, Antonino Stassi, 33 anni, Giorgio Stassi, 67 anni, Andrea Damiano, 44 anni, Gioacchino Pispicia, 25 anni, Antonino Bologna, 25 anni, Gioacchino Fardella, 21 anni, Leonardo Marino, 32 anni.
L’omicidio di Giuseppe Incontrera ha fatto scattare una vasta operazione antimafia nel cuore del mandamento di Porta Nuova. I carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un provvedimento di fermo emesso dalla Dda nei confronti di 18 indagati, accusati a vario titolo di di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsioni e rapine aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose.
Il 9 luglio gli arresti sono stati convalidati.

Il mandamento mafioso di Porta Nuova

L’operazione, Vento, rappresenta l’esito di una complessa attività d’indagine svolta in direzione del mandamento mafioso di Palermo – Porta Nuova. Le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido, il coordinatore della Dda, e dai sostituti Gaspare Spedale e Giulia Beux, hanno delineato l’organigramma del mandamento mafioso di Porta Nuova, individuando il soggetto ritenuto il reggente del mandamento, nonché altri sodali, sospettati di essere figure a capo dell’organizzazione e gregari delle famiglie di Porta Nuova e Palermo Centro.

Lo spaccio di droga alla Zisa

Hanno ricostruito un articolata associazione finalizzata al traffico di hashish, marijuana, cocaina, eroina e crack gestita, in tutta la sua filiera (dalle fasi di approvvigionamento all’ingrosso allo spaccio al minuto sul territorio) dai vertici del citato mandamento mafioso, per alimentarne le casse. Sono stati, infatti, fermati, i presunti capi di 6 ben piazze di spaccio, localizzate nei centralissimi quartieri del Capo, della Vucciria, di Ballarò e della Zisa (via dei Cipressi, piazza Ingastone e via Regina Bianca), capeggiate da elementi ritenuti organici a cosa nostra.

Le estorsioni e la squadra di picchiatori

Sono stati ricostruiti due estorsioni e cinque tentativi di estorsione in danno di imprenditori e commercianti del centro cittadino. L’organizzazione avrebbe commesso due rapine per rimpinguare le casse del sodalizio. Il provvedimento d’urgenza è stato emesso alla luce dell’omicidio di Giuseppe Incontrera commesso lo scorso 30 giugno, ritenuto ai vertici del mandamento di Porta Nuova.

Evitare altri delitti

L’omicidio, fatto di sangue, infatti, avrebbe potuto aumentare il rischio della commissione di delitti o di rafforzare la volontà degli indagati di darsi alla latitanza perché responsabili diretti o indiretti di tali omicidi o, comunque, per sottrarsi (anche) da eventuali ritorsioni.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri Giuseppe Incontrera era il cassiere del clan di Porta Nuova. L’omicidio aveva creato gravi contraccolpi all’interno del mandamento. Bisognava cercare di fare in fretta per evitare altri delitti e altri morti.

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